Gli attivisti per i diritti degli animali contestano Lidl in maniera pubblica: quali sono le ragioni di questa clamorosa protesta.
Ci risiamo: in maniera molto plateale, si è consumata una nuova protesta di gruppi di attivisti italiani nei confronti di Lidl, la nota catena di discount. L’ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto venerdì 6 ottobre, durante il CSR Show di Milano, ma la battaglia degli attivisti va avanti ormai da diverso tempo e va anche detto che non è solo Lidl a essere al centro delle polemiche.
La protesta di una settimana fa, che è avvenuta all’interno di un contesto molto importante, è stato il culmine di una campagna internazionale, che va avanti da un anno. Sono ben venti le organizzazioni coinvolte in quella che forse è una delle più clamorose proteste a tutela dei diritti degli animali da allevamento.
Le organizzazioni europee che portano avanti questa campagna hanno esortato la catena di supermercati a adottare standard più elevati per il benessere dei polli allevati dai loro fornitori. Come accennato poco sopra, nei mesi le condizioni in cui versano molti allevamenti intensivi, anche in Italia, sono state oggetto di proteste e anche di una clamorosa inchiesta televisiva, che ha coinvolto una delle eccellenze gastronomiche del nostro Paese.
La protesta di venerdì scorso è stata organizzata da essereanimali, un’organizzazione attiva in Italia dal 2011, ed è avvenuta durante l’incontro “Consumo responsabile, un impegno condiviso”. Gli animalisti hanno interrotto l’intervento di Alessia Bonifazi, che in Lidl Italia ricopre il ruolo di Responsabile Comunicazione e CSR. Le richieste sono esplicite e chiare e secondo gli animalisti meritano risposte immediate.
Vogliono infatti che Lidl Italia aderisca all’European Chicken Commitment, in modo tale da migliorare le condizioni dei polli da carne negli allevamenti intensivi, quelli che sono veri e propri luoghi di sofferenza animale. Prese di posizione netta, dunque, quella degli attivisti che riguarda in questo momento la Lidl.
Portavoce della protesta è Brenda Ferretti, Responsabile Campagne di Essere Animali, secondo la quale dalle indagini condotte in sei diversi Paesi non vi sarebbero dubbi “sulle terribili condizioni di vita dei polli venduti nei supermercati Lidl”. Si domanda che quell’impegno per il consumo responsabile non si limiti alle parole, ma che corrisponda a dei fatti.
I fatti, nel caso specifico, sono le firme su alcuni protocolli che appunto tutelano le condizioni in cui questi animali vengono allevati. Viene messa anche in evidenza la responsabilità sociale delle aziende nel settore alimentare e si sottolinea ancora una volta come queste pratiche intensive, oltre a essere dannose per gli animali che vengono allevati, sono anche nocive per i consumatori.
Mentre Lidl e altre grandi catene di supermercati sono chiamate a rendere conto delle loro pratiche, sono oggi sempre di più le persone – in Italia e in ogni parte del mondo – che agiscono nella richiesta di una maggiore attenzione all’etica e al benessere degli animali nell’industria alimentare.
Del resto, quando si “scoprono” allevamenti intensivi da centinaia di migliaia di animali, rinchiusi in un grattacielo, non si può fare finta di nulla.
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