La protezione degli animali può trarre giovamento da una recente sentenza della Cassazione contro l’abbandono. Il tutto si è verificato a partire da un caso specifico a Lecce, che riguarda una questione messa in evidenza dal proprietario di un cane che portava un microchip e che è stato casualmente ritrovato in condizioni disagiate, dopo che era stato costretto ad affrontare la fame e le malattie per diversi giorni. L’accusa di abbandono era ricaduta sul proprietario, il quale si era difeso dichiarando che il cane era fuggito, senza che egli potesse intervenire.
Dopo una prima condanna, l’uomo si è rivolto alla Cassazione e qualche giorno fa la sentenza è stata riconfermata a suo completo sfavore. Purtroppo accadono spesso episodi, nell’ambito dei quali si manifesta la crudeltà degli uomini contro gli animali. Di poco tempo fa è il caso degli animali vivi usati come portachiavi e come non ricordare, in tema di protezione degli animali, i cuccioli crudelmente chiusi nel bagaglio di un uomo che stava tentando di oltrepassare la frontiera.
Si calcola che in Italia gli animali abbandonati sono circa 600.000. La sentenza della Cassazione specifica un concetto molto importante:
Il concetto di abbandono come delineato dall’art. 727 c.p. non implica affatto l’incrudelimento verso l’animale o l’inflizione di sofferenze gratuite, ma molto più semplicemente quella trascuratezza o disinteresse che rappresentano una delle variabili possibili in aggiunta al distacco volontario vero e proprio.
La tutela degli animali va vista quindi anche come azione ecoresponsabile per lottare contro il disinteresse verso i nostri amici a quattro zampe. Ma basta una sentenza a sensibilizzare la gente?
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