Una teoria nuova potrebbe spiegare il motivo per cui non si siano ancora trovate prove sull’esistenza degli alieni: vediamo insieme di cosa si tratta
La ricerca di altre forme di vita nell’Universo ha da sempre coinvolto scienziati, studiosi e persone comuni. La domanda se esista altra vita oltre a quella sulla Terra continua a tenere banco e non solo a livello scientifico, ma anche nei salotti, nella letteratura, nella filosofia e persino nella religione. L‘osservazione spaziale ha fatto enormi passi in avanti rispetto alle tecnologie e alle strumentazioni che possano rilevare segnali provenienti dal cosmo, ma ad oggi non si hanno prove di tale evenienza.
Nonostante numerose missioni esplorative, effettuate in molte regioni spaziali negli ultimi anni all’interno del nostro Sistema Solare, l’uso di satelliti e di radiotelescopi, nulla è emerso. Sono molte le informazioni nuove sulla composizione e l’evoluzione dell’Universo, pervenute grazie al lavoro delle agenzie spaziali mondiali, che però non indicano risposte rispetto all’interrogativo sulla presenza di altre forme di vita oltre la nostra. I progetti di ricerca di intelligenze extraterrestri (SETI) scandagliano e indagano il cielo senza abbandonare l’obbiettivo.
La nuova teoria
Una nuova teoria emerge grazie al lavoro di Claudio Grimaldi, ricercatore biofisico all’Ecole Polytechnique Federale de Lausanne. Secondo lo studioso il primo motivo, per cui non abbiamo ancora rinvenuto prove dell’esistenza di vita intelligente extraterrestre, è il fatto che la ricerca è iniziata 65 anni fa, troppo poco tempo se lo si inserisce nell’ambito dei tempi di ricerca spaziale. Inoltre le nostre strumentazioni non sono così avanzate per poter captare le cosiddette tecnofirme.
Altra spiegazione è che potremmo sbagliare direzione di ricerca, considerando la vastità dello spazio da esplorare e le innumerevoli traiettorie possibili. Indubbiamente la spiegazione più semplice è che in effetti non esista altra vita e quindi nessun segnale da cogliere, nessuna prova da registrare. Brancoliamo nel buio quindi? Secondo Grimaldi e la sua “teoria della spugna”, la Via Lattea sarebbe simile ad un materiale poroso, con punti aperti e chiusi. La Terra potrebbe trovarsi in un poro spugnoso chiuso e quindi silenzioso, impossibilitata dunque a captare qualsivoglia segnale emesso dallo spazio.
Le conclusioni
Questa condizione, riferibile alla posizione del nostro Pianeta, potrebbe durare per l’appunto da almeno sessant’anni, ma non è dato sapere quando potrebbe modificarsi. Due gli scenari individuati da Grimaldi che presuppongono entrambi molta pazienza da parte dell’umanità. Sì perché nel primo caso dovremo aspettare almeno altri 60 anni, ma nel secondo addirittura 2mila. Le conclusioni portano lo studioso a consigliare di utilizzare sempre i radiotelescopi esistenti e cercare tra i dati eventuali segnali elettromagnetici, ad oggi ancora celati.