La plastica è tra i materiali che hanno rivoluzionato maggiormente la vita degli esseri umani. Ha invaso ogni aspetto delle nostre attività, dimostrandosi tanto utile e versatile quanto dannosa. Infatti, la produzione di oggetti in plastica monouso ha in poco tempo superato la nostra capacità di far fronte al problema dello smaltimento e del riciclo di questo materiale e, nonostante sia tra le maggiori fonti di emissioni di gas serra, la sua produzione non accenna a diminuire.
Risolvere il problema dell’inquinamento da plastica è una delle sfide più urgenti del nostro tempo ed è proprio in questo senso che si è mosso l’istituto Formez PA. L’ente, su impulso del Ministero della Transizione Ecologica, ha dato vita al progetto PA Plastic Free, ideato per accompagnare e sensibilizzare Pubblica Amministrazione e singole realtà locali nel processo di attuazione della strategia europea per la plastica nell’economia circolare.
La mission del progetto Pa Plastic Free è quella di incentivare il riciclo e il riutilizzo degli oggetti in plastica monouso. La strategia messa in atto prevede obiettivi ben precisi: sensibilizzare cittadini, Pubblica Amministrazione e imprese, attraverso la condivisione di buone pratiche di comportamento, linee guida da seguire e attuazione di modelli innovativi e sostenibili di produzione. A tal proposito, nei giorni scorsi si è svolto a Ischia il seminario “La plastica: effetti sull’ambiente marino e terrestre”, evento introduttivo di un percorso di giornate formative, con laboratori, workshop e focus group di informazione e sensibilizzazione.
Riduzione, riutilizzo e riciclo sono le parole al centro del progetto, che prevede un approccio basato su modelli organizzativi da seguire, con azioni e criteri di autovalutazione dei progressi fatti dalle singole amministrazioni coinvolte.
“Sono state individuate alcune linee guida per un’Amministrazione libera dalla plastica che delineano un percorso crescente di riduzione del consumo di plastiche monouso nella Pubblica Amministrazione”, spiega Domenico Decaro, tecnico Formez PA.
Le linee guida proposte dall’istituto sono piuttosto chiare: adottare e incentivare l’utilizzo di oggetti non monouso per le bevande calde o della borraccia per l’acqua; limitare la vendita di prodotti con imballaggi in plastica; eliminare oggetti in plastica monouso negli eventi politici, sociali, amministrativi organizzati, patrocinati o finanziati dall’ente; incentivare azioni di riduzione della plastica monouso negli esercizi privati con strumenti fiscali, come potrebbe essere la riduzione della TARI; coinvolgere istituti scolastici e associazioni culturali in campagne e attività promosse dall’istituto, tra cui la pulizia di aree verdi urbani e ambienti naturali.
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La plastica rappresenta un grave problema soprattutto per l’ambiente marino, con tonnellate di plastica che finiscono nei mari di tutto il mondo ogni anno. Roberto Sandulli, professore ordinario del Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, ha sottolineato come “solo lo 0,5% delle plastiche galleggia in superficie, il resto penetra nella colonna d’acqua e si accumula sul fondo. Gli organismi animali possono essere intrappolati in residui plastici, o possono ingerire plastica a tutti i livelli della catena alimentare”.
Il problema è pressante e, secondo Sandulli, “le possibili misure per la riduzione degli input di plastica in mare sono riassunte nella regola delle 5R: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare, Raccogliere e Ricreare. Ovvero: va ridotta la produzione delle plastiche all’origine; gli oggetti di plastica devono essere riutilizzati più volte e non vanno sostituiti con frequenza; vanno poi riciclati, destinandoli ad altro uso; devono essere raccolti nuovamente e destinati infine ad utilizzo sotto altra forma, quali oggetti artistici o di design”.
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