Quanta acqua consuma l’IA: poche domande e uno “spreco” eccessivo

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Intelligenza artificiale: lo spreco d’acqua è inimmaginabile (Adobe Stock) – ecoo.it

 

Le ricerche condotte in materia di intelligenza artificiale (IA) non lasciano dubbi: la quantità d’acqua consumata da questa tecnologia sfiora livelli impressionanti. I dati emersi in un recente studio. 

Parlare di intelligenza artificiale, al giorno d’oggi, vuol dire interfacciarsi con quella che ha tutta l’aria di essere la “strada del futuro”. La maggior parte delle aziende leader nel settore della tecnologia, del resto, è costretta a confrontarsi con questa specifica innovazione. Persino Elon Musk, patron di Tesla, ha deciso di lanciare la sfida a Google e OpenAI con la creazione della sua startup xAI.

Una tecnologia atta a semplificare moltissimi ambiti delle nostre vite e a riprodurre modelli di adattamento ed apprendimento che siano tarati sulla base di quelli umani. Tuttavia, specie quando si parla di IA, non è tutto oro quel che luccica. Un recente studio condotto dall’Università della California, infatti, non ha mancato di mettere in luce gli aspetti negativi legati all’intelligenza artificiale.

Il lato oscuro connesso all’IA, nella fattispecie, si legherebbe proprio alle ingenti quantità d’acqua che verrebbero impiegate per il funzionamento di questa tecnologia super avanzata. I dati raccolti dal team di studiosi che si è occupato di analizzare l’argomento, d’altro canto, non possono che apparirci allarmanti. Avete idea, ad esempio, di quanta acqua un chatbot come ChatGPT consumi per rispondere ad un numero di domande che va dalle 5 alle 50? Scopriamolo insieme.

Quanta acqua consuma l’intelligenza artificiale per funzionare? Poche domande e uno “spreco” eccessivo

Prima di approfondire la questione dello spreco d’acqua connesso all’intelligenza artificiale, cerchiamo di comprendere come funzionino davvero chatbot quali ChatGPT e Bard. Queste macchine, strutturate come vere e proprie chat, sono in grado di fornire risposte alle domande che vengono loro poste dagli utenti. Tecnologie, nella fattispecie, che manifestano capacità di apprendimento e adattamento ispirate al modello umano.

Tuttavia, nessuno avrebbe mai immaginato che per il funzionamento dell’intelligenza artificiale fosse necessario il consumo di simili quantità d’acqua. La ricerca recentemente condotta da un team di studiosi – facenti capo all’Università della California – ne è una prova lampante. Partendo dall’analisi di ChatGPT, gli esperti hanno constatato che il porre dalle 5 alle 50 domande al chatbot vuol dire “sprecare” mezzo litro di acqua in corrispondenza del data center di Microsoft nell’Iow.

Una quantità destinata a subire delle fluttuazioni sia sulla base della stagione in cui viene effettuata la misurazione, sia in virtù della posizione dei server. Da non tralasciare la quantità d’acqua richiesta dalle varie fonti collegate al data center, ed anch’essa conteggiata nei dati riferiti dagli studiosi dell’Università della California. Pertanto, non si può dire che appellarsi a strumenti come ChatGPT o Bard sia economicamente ed ecologicamente conveniente.

Tra l’altro, l’intelligenza artificiale non è l’unica tecnologia che sfrutta in maniera sconsiderata le risorse del Pianeta. La stessa estrazione di criptovalute, stando ai report, richiederebbe delle quantità a dir poco ingenti di energia elettrica. Pertanto, quando si parla di tecnologie destinate ad implementare e a migliorare alcuni aspetti delle nostre esistenze, l’ulteriore variabile da considerare concerne proprio il “costo ambientale” che esse comportano. Per non parlare, infine, della questione riguardante la potenziale pericolosità di strumenti quali l’IA, di cui vi avevamo già fornito alcuni approfondimenti in passato.

Intelligenza artificiale, le dimissioni di Geoffrey Hinton da Google: “Potrebbe essere molto pericolosa”

Quando anche Geoffrey Hinton, ex informatico di Google e da tutti considerato il “padrino” dell’intelligenza artificiale, mette in guardia le persone in merito alla pericolosità della suddetta tecnologia, il suo grido d’allarme non può non essere ascoltato. Le dichiarazioni che l’esperto rilasciava solamente qualche mese fa, a poche ore dalle sue dimissioni dall’azienda, non mancarono di risuonare in tutto il Globo.

Il timore dell’informatico, come da lui stesso ribadito in svariate occasioni, risiede nel fatto che l’intelligenza artificiale, entro breve tempo, potrebbe essere in grado di superare persino quella umana. “Pensavo che per questo sarebbero stati necessari almeno altri 30 o 50 anni, ma ho cambiato idea”: queste le sue riflessioni sull’argomento, da cui le perplessità sorte in materia di IA.

Non solo un costo ambientale ed ecologico destinato a creare enormi danni – specie per quel che concerne lo spreco delle risorse idriche -, ma anche la possibilità che uno strumento come l’intelligenza artificiale, negli anni, arrivi ad apportare più svantaggi che benefici. Indubbiamente, come dimostrano anche i dati raccolti dall’Università della California, si tratta di una tecnologia da tenere sotto stretta osservazione.

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