Orchidee, come annaffiarle e quante volte a settimana

Bellissime ed eleganti, sono in molti a preferirle come ornamento per la propria casa o il proprio giardino. Ma in quanti conoscono realmente i bisogni dell’orchidea? Ci sono delle “scadenze” da rispettare: ecco quante volte a settimana bisogna annaffiarla 

orchidea quante volte bisogna annaffiarla settimana
(Pixabay)

Per ottenere fiori sani, l’orchidea ha bisogno di essere trattata nel modo giusto. E’ una pianta elegante e ammaliante, ma anche piuttosto delicata. Ciò non significa che sia destinata solamente ad esperti pollici verdi, semplicemente bisognerà apprendere le esigenze di questa tipologia di pianta affinché viva e fiorisca al meglio, garantendo tutto il suo splendore.

Riflettendo sul luogo d’origine dell’orchidea, tropicale, caldo e umido, non sarà difficilissimo intuire quali necessità abbia. Ottenere condizioni identiche a quelle delle zone natale è pressoché impossibile, ma seguendo le giuste accortezze è possibile ricreare in casa un ambiente molto simile. La pianta non soffrirà di nostalgia!

Orchidea: necessità e frequenza d’acqua

orchidea quante volte bisogna annaffiarla settimana
(Pixabay)

Provenendo da luoghi tropicali, l’orchidea è abituata ad un continuo alternarsi di periodi secchi e periodi di pioggia. La siccità coincide con il riposo vegetativo della pianta, mentre la stagione umida coincide con la fase di crescita. Pensando a questo alternarsi, si può capire quale ciclo di vita va riprodotto affinché l’orchidea fiorisca in salute. Per fare un esempio pratico: nel periodo di crescita dei nuovi germogli, il substrato deve essere mantenuto quasi asciutto. Invece, quando le radici sono sviluppate e aderiscono perfettamente al substrato, si può tornare ad annaffiare la pianta e concimarla.

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Il segreto sta nell’adattarsi ai bisogni della pianta, non costringere la pianta ad adattarsi a quelli dell’uomo. Per creare un clima adatto all’orchidea, basterà seguire queste accortezze: nebulizzazioni con l’aiuto di uno spruzzino almeno due volte al giorno (non di notte), evitando di bagnare il fiore; utilizzare un sottovaso riempito di ghiaia e acqua, per non far toccare le radici direttamente con l’acqua ma con un ambiente umido.

Annaffiare l’orchidea

In quanto all’acqua, le orchidee non tollerano l’eccesso e il ristagno. Quest’ultimo, tra l’altro, è pericolosissimo perché causa marciume radicale e porta a molte malattie fungine. Il substrato deve essere soffice, leggero e composto principalmente da cortecce, fibra di cocco o qualsiasi materiale che resti umido pur evitando all’acqua di ristagnare.

Può sembrar strano, ma il miglior modo in assoluto per annaffiare le orchidee consiste nell’annaffiatura per immersione. E’ una tecnica che prevede l’immersione della pianta in acqua non troppo fredda (meglio se temperatura ambiente e piovana o demineralizzata) per qualche minuto e poi lasciata scolare per far andar via tutta l’acqua.

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La frequenza dell’annaffiatura dipende dalla stagione e dalle condizioni climatiche: in estate il substrato tende ad asciugarsi più velocemente, quindi bisognerà provvedere almeno ogni 48/72 ore. Invece, l’ambiente circostante va mantenuto sempre umido provvedendo con un sottovaso o nebulizzando. L’inverno invece coincide con il periodo di riposo vegetativo dell’orchidea. In questa fase la pianta fa il carico di forza necessaria poi a rifiorire nella prossima stagione. Le annaffiature quindi vanno ridotte drasticamente: il substrato va bagnato al mattino per due-tre volte al mese.

L’acqua migliore da utilizzare per l’orchidea è quella piovana. Una buona alternativa può essere quella osmotica, utilizzata negli acquari. Entrambe vanno integrate con piccole dosi di fertilizzante o un 10% di acqua del rubinetto: aiutano ad avere più salinità. Va somministrata alla pianta a temperatura ambiente e non deve contenere calcare: può attaccarsi alle radici.

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