Quanto guadagna un giardiniere?

Per gli antichi, si pensi ad esempio ai grandi popoli del passato (egizi, greci e romani), i giardini erano dimora di esseri spirituali e divini, luoghi sacri che in quanto tale necessitavano di persone adeguate a prendersene cura.

Nei secoli successivi, il giardinaggio è diventata un’arte volta a valorizzare ed esaltare la bellezza intrinseca della natura. Il giardiniere è quindi artista; la sua opera è il risultato di un dialogo. Oggi si è persa questa poesia e anzi, il mestiere in questione secondo molti è poco redditizio: qualora qualcuno desiderasse intraprendere questo percorso professionale, quanto potrebbe guadagnare?

Il guadagno mensile di un giardiniere

Giardiniere stipendio guadagno dipendente autonomo
(Adobe Stock)

Umberto Pasti, giornalista e botanico italiano, si è spinto ad affermare che il giardiniere è colui che con il proprio lavoro dà voce alla terra. Vi è insita l’idea che il Verde possieda proprie virtù e poteri e non possa essere sottomesso a un capriccio ornamentale dell’uomo. Qual è il prezzo di tutto questo?

Lo stipendio mensile medio ammonta a circa 1300 euro netti. La retribuzione varia però in base a una serie di parametri, in primis all’esperienza. Gli stagisti, apprendisti e “aiuto giardiniere” hanno una busta paga che si attesta sui 600 euro.

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I più esperti (almeno dieci anni) e i più specializzati (non si dimentichi infatti che nonostante non vi sia un percorso specifico per acquisire le competenze del settore, per avere posizioni lavorative migliori è consigliato iscriversi a un corso di Laurea in Botanica o Agraria o a corsi professionali specifici riconosciuti da enti regionali o locali) godono di guadagni più elevati e possono raggiungere i 1500 euro ed eventualmente anche superare il tetto dei 1800 euro (caso raro quest’ultimo). Ma le variabili non finiscono qui, anzi, si è solo all’inizio.

Le variabili che incidono sul guadagno di un giardiniere

Non bisogna scordarsi che il mestiere del giardiniere è tendenzialmente stagionale: durante i mesi autunnali e invernali la mole di lavoro è inferiore rispetto ai periodi primaverili ed estivi. Altro elemento da considerare è la differenza contributiva tra un dipendente (per enti privati o pubblici come comuni, provincie, regioni) e un autonomo.

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Il primo gode di uno stipendio fisso; strumenti, attrezzature e imposte fiscali (ad esempio il versamento dei contributi INPS) sono a carico dell’ azienda. Il secondo – che opera in regime di partita IVA – percepirà un compenso che di volta in volta dipenderà dalla mansione specifica che gli verrà richiesta: per un semplice taglio d’erba si ricevono in media tra i 3 – 5 euro al .

A differenza di quanto accade per il lavoratore dipendente, le attrezzature del mestiere sono a carico del professionista autonomo, così come le imposte fiscali. Tra gli oneri fiscali figurano:

  • apertura partita IVA e spese ad essa correlata;
  • apertura posizione all’INPS e all’INAIL e versamento dei contributi;
  • registrazione degli immobili (ad esempio il locale commerciale);
  • immatricolazione delle targhe delle macchine agricole;
  • assicurazione delle attrezzature di lavoro.
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