Nature ha pubblicato uno studio per definire le porzioni di responsabilità di ogni singolo Paese su inquinamento e cambiamento climatico
L’Italia non è un Paese fortemente industriale. Non lo è mai stato storicamente. A parte una calda stagione nel Nord, capeggiata dal successo della Fiat, l’Italia è stata prevalentemente occupata in attività agricole e del terzo settore, anche per le sue peculiarità geografiche e culturali. Dall’altro canto si può dire che l’inquinamento ed il cambiamento climatici non è provocato esclusivamente dalle attività industriali. L’Italia in quanto implementazione di energie alternative – lasciando fuori del tutto il discorso del nucleare, che non è energia pulita – è arretrata rispetto agli altri Paesi europei.
Ed anche se molte persone non ne sono consapevoli l’attività agricola contribuisce fortemente all’inquinamento ed al cambiamento climatico. Innanzitutto con l’allevamento. Poi con la monocltura, che inaridisce notevolmente il terreno. E per finire, ma certamente non in maniera meno grave, con l’utilizzo di diserbanti e pesticidi. Ed i risultati sono quelli che conosciamo: rialzo delle temperature senza controllo, aria inquinata, eventi climatici estremi.
La rivista Nature ha condotto un’indagine per puntare il dito sui Paesi che inquinano di più su basi reali. Per farlo ha analizzato la presenza di emissioni delle sostanze che maggiormente contribuiscono al cambiamento climatico. Il gruppo di ricerca, che è stato coinvolto anche nel Global Carbon Budget, ha analizzato i dati dal 1850 al 2021, per poter davvero effettuare una ricerca sul cambiamento climatico. I gas in questione, che sono i principali responsabili dell’effetto serra, sono: anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e azoto (N2O). I ricercatori hanno poi fanno una stima di quanto questi gas incidano sul cambiamento climatico e sul riscaldamento globale.
Ed a vincere le prime tre postazioni, in quanto Paesi che hanno contribuito nel tempo maggiormente al cambiamento climatico sono Stati Uniti, Cina e Russia. Con le percentuali di ‘contributo’ rispettivamente del 17,3%, del 12,3% e del 6,1%. Buona parte delle responsabilità è dovuta alle errate politiche sulla gestione delle risorse e dell’ambiente. È il momento di dare uno stop, e la ricerca di Nature conferma ancora una volta come gli Stati che hanno maggior potere economico sono anche quelli che generano maggiori danni.
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