Immagina che un fiume, un tempo pieno di vita, si prosciughi lentamente e che inizi una terribile trasformazione. Cosa succederebbe? Scopriamolo insieme.
Per spiegare questo strano e inquietante fenomeno naturale, occorre partire da un esempio, ovvero dal lento declino del fiume Giordano. Già 10 anni fa, gli esperti dichiaravano che il fiume avrebbe assistito ad un disseccamento completo a breve termine e così è stato. Uno scenario ecologico preoccupante legato a conseguenze drastiche per l’ambiente.
I responsabili del prosciugamento del fiume sono gli stati circostanti di Israele, Siria e Giordania. Infatti le deviazioni in questi paesi occupano circa il 98% del volume dell’acqua presente nel fiume che serve per irrigare i campi e fornire acqua fresca ai cittadini. A causa dello sfruttamento eccessivo, il fiume che dovrebbe sfociare sul Mar Morto è diventato in realtà un brevissimo ruscello.
Laddove un tempo, l’acqua scorreva in abbondanza nel fiume Giordano, oggi giorno ci sono solo miseri rivoli di acque reflue. Israele e Giordania hanno promesso dei cambiamenti in vista della salvaguardia del fiume e del Mar Morto, firmando una dichiarazione di intenti alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Sharm el-Sheikh, in Egitto. Gli stati si sono impegnati, tra le altre cose, a costruire degli impianti di trattamento delle acque reflue per promuovere un’agricoltura sostenibile.
Ma almeno le misure adottate potrebbero aiutare a recuperare il 50% della biodiversità perduta. Il fiume Giordano svolge un ruolo fondamentale nella fede cristiana. Questo specchio d’acqua non è stato solo il luogo in cui Gesù si è battezzato, ma rappresenta il confine di Israele con gli altri stati, secondo la Bibbia. Il fiume Giordano è da sempre al centro degli interessi politici del Medioriente. La questione sulla suddivisione dell’acqua del fiume per l’approvvigionamento idrico è passata alla storia come “la questione dell’acqua del Giordano”, contesa tra Israele, Siria e Giordania.
Nel 1994 è stato firmato un contratto di pace israelo-giordano secondo cui alla Giordania sarebbe stato consentito di attingere a maggiori quantità di acqua potabile dal fiume, allentando così le tensioni tra i due paesi che sarebbero probabilmente sfociate in un conflitto militare.
Se da un lato, il fiume ha riappacificato due paesi, dall’altro Israele teme che la Siria possa prosciugarne tutti gli approvvigionamenti, motivo per il quale non vuole lasciare alla Siria le alture del Golan. Questo tratto collinare sarebbe stato conquistato dagli israeliani durante la guerra dei 6 giorni iniziata nel 1967.
Il Mar Morto è al centro della questione del prosciugamento del Giordano, essendone l’estuario. Al contrario della sua denominazione, si tratta di un lago salato senza sbocco che occupa una superficie di 800 km2 ed è noto per il suo altissimo contenuto di sale, in media del 28%. Dal punto di vista biologico, il lago non è affatto morto ma sono già stati individuati alcuni microrganismi che si sono adattati alle condizioni estreme dell’ambiente. Tuttavia, proprio come il fiume Giordano, anche questo specchio di acqua è in pericolo di morte.
Lo sviluppo che il Mar Morto sta seguendo negli ultimi tempi è preoccupante. La quantità di acqua del fiume che raggiunge il mare è diminuita in modo drastico. Solo tra gli anni ’70 e il 2000, la superficie del lago salato si è ridotta di un terzo. Ma quali sono le conseguenze del prosciugamento del Mar Morto?
Non appena le acque del mare si ritirano, lasciano dietro di sé una scia di innumerevoli crateri. In passato, nel sottosuolo si sono formare le cosiddette “caverne di sale” che una volta prosciugata l’acqua marina, si riempiono di acqua dolce. Questa fa sciogliere lo strato di sale, danneggiando la struttura delle caverne.
Le profonde voragini che si creano in questo processo, sono chiamate “doline”. Nel 2017 gli esperti hanno già contato 6000 doline sulle ex sponde del Mar Morto, nelle coste israeliane. La formazione di questi crateri ha portato alla distruzione di strade, centri abitati, ristoranti, negozi che sono letteralmente crollati nel sottosuolo. Per non parlare di intere piantagioni devastate.
Un’altra conseguenza è relativa alla pressione in aumento delle acque sotterranee che tendono a confluire verso il Mar Morto in prosciugamento. Ciò aggrava la carenza di acqua delle regioni colpite, tenendo conto dei cambiamenti climatici e della forte crescita demografica. Ci sono due opzioni di salvataggio del corso del fiume Giordano: da un lato, il prelievo d’acqua potrebbe essere ridotto in modo significativo, e dall’altro si potrebbe costruire una conduttura idrica dal Mar Rosso fino al Mar Morto. Si teme però, in questo secondo frangente, che la salamoia che dal Mar Rosso confluirebbe nel Mar Morto sia diversa per composizione chimica, mettendo maggiormente a repentaglio la salute dell’ecosistema, già in ginocchio.
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