La AIEA ha iniziato ad effettuare i primi test sui sedimenti e pesci nelle acque antistanti la centrale di Fukushima, l’obiettivo è valutare gli eventuali danni degli sversamenti.
Ad Agosto aveva fatto scalpore in tutto il mondo, facendo alzare la voce agli ambientalisti, la decisione del governo giapponese di iniziare lo sversamento in mare delle scorie della centrale di Fukushima a più di 10 anni dai uno dei più gravi disastri nucleari del mondo.
A qualche mese distanza dall’inizio di quella operazione, l’AIEA (l’Agenzia internazionale per le energia atomica) ha iniziato una serie di test per valutare gli eventuali danni ambientali causati da questi sversamenti. Ogni giorno, infatti, vengono rilasciati 500mila litri di acqua radioattiva e le preoccupazioni maggiori sono soprattutto per la pesca dei pesci che sono poi venduti nel mercato cittadino.
Lo sversamento durerà decenni, per Tokyo i livelli sono nei limiti
Dopo il terremoto del 2011 e il conseguente disastro, la centrale nucleare di Fukushima è stata dismessa; sono passati 12 anni e gli effetti soprattutto ambientali si continuano ancora a pagare. In questi anni restavano da smaltire le acque radioattive accumulate e dopo il via libera dell’Agenzia internazionale -che lo ricordiamo è l’ente ONU che si occupa di energia nucleare – è iniziato lo sversamento nelle acque oceaniche antistanti l’ex centrale.
Fin da subito a preoccupare sono stati i risvolti ambientali determinati da questi sversamenti, tant’è che gli ambientalisti da tutto il mondo hanno fatto la voce grossa per provare ad impedire questo smaltimento. Eppure la stessa AIEA ha valutato il rischio come davvero limitato, forse anche a seguito delle garanzie da parte del governo di Tokyo che assicurano il filtraggio delle acque con la tecnologia Alps per eliminare eventuali sostanze potenzialmente dannose per la salute umana. La concentrazione fin da subito si è concentrata poi sull’eventuale contaminazione dei pesci pescati in zona e rivenduti nei mercati locali e in altre parti del mondo.
I responsabili della AIEA si aspettano un innalzamento dei livelli di Trizio nelle acque che circondano le tubature di scarico, intanto le prime analisi rilasciate da Tokyo evidenziano che questi stessi livelli rientrano pienamente nei limiti di sicurezza. Ovviamente però non si parla di rilevazioni indipendenti come quelle degli esperti dell’AIEA che dopo le prime valutazioni e aver visto con i propri occhi come viene pescato il pesce e poi imballato per i test, pubblicheranno i risultati. A breve si avranno quindi i risultati di questo primo monitoraggio, i cui rilevamenti continueranno comunque nel corso dei prossimi anni.
Il primo risvolto di tutta questa situazione è che la Cina ha imposto il divieto di importazione del pesce giapponese e proprio a causa dell’incidente nucleare la zona FAO di cui fa parte Fukushima, la 61 (ma anche la 71) sono sconsigliate proprio perché le più inquinate.
Nuovo incidente a Fukushima
Intanto la centrale torna nuovamente al centro della cronaca a causa di un ulteriore incidente avvenuto nei giorni scorsi. Cinque operai, durante le operazioni di pulizia dei filtri dell’acqua, sono accidentalmente entrati in contatto con le acquee contaminate; due di loro sono stati costretti al ricovero a causa dei livelli di radiazione che non scendevano.