Quando un vestito è ormai vecchio oppure non ci piace più lo mettiamo in uno saccone per poi portarlo in uno dei contenitori ad hoc: ma sappiamo dove finisce davvero?
Lo shopping è una passione di molti, ma pochi sanno le reali conseguenze di abitudini di acquisto compulsive. Comprando vestiti su vestiti non si fa altro che impattare negativamente sul Pianeta. Quei vestiti spesso non servono davvero e vengono indossati poche volte, per poi finire in un angolo dell’armadio. Si finisce puntualmente per buttarli. E anche se si sceglie uno dei bidoni ad hoc per riciclare gli abiti, si è davvero consapevoli di dove questi finiscano? Il quadro è più allarmante di quello che si possa pensare e a confermarlo sono i dati.
Per mettere in atto un approccio più sostenibile alla moda è importante partire dall’informazione. Essere informati su come, con cosa e dove sono fatti i capi nonché in che luogo finisca una volta buttati è di primaria importanza per essere consumatori più consapevoli.
Negli ultimi decenni molto spesso si sente parlare di sostenibilità nella moda: in questo panorama i dati aiutano a toccare con mano quanto il settore della moda sia insostenibile e pertanto quanto la collettività deve invertire la rotta. In termini di abiti buttati nei bidoni ad hoc secondo le stime solo il 29% dei rifiuti tessili è davvero riciclato. Di questo buona parte finisce in India per poi fare ritorno in Italia, in città come Prato e Napoli, e di seguito viene trasformato in filato oppure in un tessuto riciclato. Sicuramente questo processo è ben lontano dalla sua ottimizzazione in termini di sostenibilità.
In termini di raccolta differenziata, dallo scorso anno a livello italiano – in materia di rifiuti tessili – è diventata un obbligo a cui hanno aderito circa il 70% dei Comuni del Bel Paese. Tutti i generi di stoffa possono finire nei bidoni preposti, come anche vestiti, biancheria, scarpe, borse, tende, lenzuola. In ogni caso quello che si butta deve pulito: non si possono buttare tessuti sporchi.
Sicuramente rendere la moda più sostenibile non è un processo immediato, visto che quello dell’abbigliamento è un settore molto complesso, fatto da una catena produttiva molto intricata.
Per muovere i passi verso un futuro più virtuoso del comparto del fashion e sensibilizzare la massa su quanto sia importante riflettere su queste tematiche in aiuto divulgatori, esperti ed eco influcencer. Tra questi per esempio la green creator Elisa Nicoli che sui social ha fatto luce sull’argomento, spiegando il quadro dell’allarmante situazione e accendendo i riflettori di dove finiscano davvero i vestiti buttati nei bidoni gialli. Inoltre ha fornito agli utenti utili dritte per evitare il più possibile di buttare gli abiti con questa modalità. Da rammendarli, allo scambiarli, al donarli a enti preposti, in ogni caso è importante comprare meno e di maggiore qualità. Less is more è il mantra da incidere sul proprio shopping.
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