La paura sulla radioattività degli alimenti non conosce generi merceologici. Il mercato del pesce di Tsukiji è il più grande del mondo. Ogni mattina, di buon ora, il mercato si affolla di compratori e venditori, che animano le aste di alcune tra le più pregiate specie marine, come i tonni. Da qualche giorno, tuttavia, il mercato di Tsukiji è meno affollato del solito e la causa, come intuibile, è da ricondursi al pericolo di commercializzazione di pesce radioattivo, proveniente dalle zone maggiormente prossime all’impianto di Fukushima.
I commercianti del mercato del pesce di Tsukiji si sono infatti rifiutati di accogliere le partite di pescato provenienti da Ibaraki, la zona più vicina al disastro nucleare dell’impianto Tepco.
Un danno molto grande, in primis per i pescatori dell’area di Ibaraki, la cui economia è oramai al collasso, e in secondo luogo per le stesse attività commerciali del mercato di Tsukiji, il cui fatturato diminuisce in maniera davvero ripida.
Calo dei prezzi e dei clienti sembrano pertanto caratterizzare queste settimane di compravendita del pescato, con la tensione tra i pescatori e la Tepco che continua ad accrescere, a causa delle decisioni della Tokyo Electric Power di riversare in mare dell’acqua radioattiva.
Una decisione che ha fatto innalzare i livelli di radioattività, introducendo un’ulteriore determinante di complessità nella risoluzione della crisi del settore del pesce di Tokyo e dintorni, già alle prese con problemi di continuità energetica e di timori diffusi per la salute dell’uomo.
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