Il problema del riscaldamento globale va affrontato al più presto: per bloccare i raggi solari forse si potrebbe costruire uno scudo spaziale?
Gli esperti sono concordi nell’affermare che, ad oggi, il problema del surriscaldamento globale e quindi del cambiamento climatico va affrontato con serietà e con soluzioni efficaci sul breve, medio e lungo termine. A provocare l’innalzamento della temperatura mondiale sono soprattutto i gas serra rilasciati nell’atmosfera dalle industrie o dai veicoli con motori temici, che rilasciano ad esempio anidride carbonica e metano. Questi elementi, a contatto con i raggi solari, si surriscaldamento, comportando un aumento della temperatura media mondiale. A sua volta quest’ultima provoca conseguenze catastrofiche, ad esempio lo scioglimento di ghiacci polari e ghiacciai, ma anche l’insorgenza di fenomeni meteorologici estremi.
E tra le tante soluzioni al problema ve ne sono alcune che potremmo definire a dir poco peculiari. Un esempio è quella proposta dal ricercatore dell’Università della California Jeremy Munday, che vorrebbe far ricorso alla vernice bianca ultra-riflettente Purdue per ricoprire l’1 – 2% della superficie mondiale. Riflettendo le radiazioni solari, la vernice permetterebbe di abbassare la temperatura mondiale in modo considerevole. Eppure si tratta di un piano irrealizzabile.
Partendo da un concetto simile, cioè quello di riflettere i raggi del sole, alcuni scienziati hanno pensato di costruire un enorme scudo, da posizionare nello spazio in modo da bloccare una parte dei raggi solari in entrata nell’atmosfera (per la precisione l’1,7% di questi ultimi). I dettagli relativi a questo progetto, che per ora è solamente una lontana prospettiva ma di cui si vocifera addirittura da decenni, sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
Non è facile intuire quali potrebbero essere le difficoltà nella realizzazione dello scudo spaziale: innanzitutto dove dovrebbe essere posizionato? Quanto peserebbe? Come si potrebbe portare in orbita un macchinario di dimensioni mastodontiche? A tal proposito c’è dunque chi ha cercato di proporre potenziali alternative, ad esempio il cosmologo István Szapudi.
La sua idea è quella di costruire uno scudo di dimensioni contenute, da legare a un contrappeso che vada a contribuire al raggiungimento della massa critica dell’oggetto, necessaria affinché lo scudo non subisca danni dovuti a eventuali movimenti imprevisti. In particolare il contrappeso potrebbe essere un oggetto spaziale già presente in orbita, ad esempio un asteroide. Chissà se questo piano sarà mai realizzato?
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