Il referendum 2011 con i suoi risultati suscita le prime reazioni su acqua e rinnovabili. A dire la loro sono state Cia, Coldiretti e Confagricoltura, che hanno reso dichiarazioni molto precise al riguardo. Il referendum sull’acqua e il referendum sul nucleare, con il raggiungimento del quorum e la netta prevalenza dei sì, hanno segnato un punto di svolta molto importante nella politica energetica del nostro Paese. Il mettere da parte il nucleare in Italia significa contare su importanti possibilità per la crescita e lo sviluppo relativi allo sfruttamento delle energie rinnovabili.
Il tutto naturalmente deve avvenire nel rispetto degli equilibri ambientali. È questa l’idea della Coldiretti dopo i risultati sul nucleare e acqua raggiunti nel referendum 2011. La Coldiretti chiarisce anche che bisogna prestare attenzione alle speculazioni, in modo da evitare eventuali effetti negativi che possono essere collegati all’impatto ambientale determinato dalla costruzione dei grandi impianti. Per questo fa appello in maniera particolare alle istituzioni locali, in modo che la situazione sia monitorata costantemente e con precisione.
Parole cariche di entusiasmo quelle della Confagricoltura, nella persona del presidente Mario Guidi:
La politica energetica del Paese venga ora orientata, con decisione, allo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili, siano esse fotovoltaico, eolico, biomasse, biogas. Lo chiedono i cittadini.
Il referendum sembra aver garantito anche l’acqua pubblica contro la privatizzazione. A questo proposito Giuseppe Politi, presidente della Cia, la Confederazione Italiana Agricoltori, fa presente:
E’ stata una vittoria della democrazia. La volontà popolare ora va rispettata. L’acqua è un bene prezioso e il suo accesso va garantito a tutti perché è un diritto fondamentale e inalienabile. E’ una risorsa pubblica che va restituita alla gestione collettiva e conservata per le future generazioni.
La questione tocca da vicino il problema dei consumi. In termini di sostenibilità ambientale va infatti ricordato che spesso i nostri consumi sono insostenibili per la Terra.
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