[galleria id=”811″]Un successo incredibile che promette di continuare fino a luglio, alla naturale scadenza. Si parla, ovviamente, del Referendum per la liberalizzazione dell’acqua pubblica che, come da Decreto Ronchi (in particolare, ma in realtà esistono anche altri articoli e decreti sul tema) che prevede la possibilità per gli enti locali di cedere ai privati, tramite vincoli contrattuali della durata di 10 anni, la gestione degli acquedotti e delle reti idriche nazionali. Come ve ne avevamo già parlato in un precedente articolo. Nel weekend appena trascorso è iniziata la campagna anti-privatizzazione a suon di firme: ecco i primi risultati.
I banchetti di raccolta firme, questo fine settimana, sono andati ad affiancare quelli di un’altra importante campagna ambientale legata all’azione anti-nucleare. Il Referendum è stato accolto dal plauso di una marea di cittadini: in 48 ore, si parla di circa 100mila sottoscrizioni. Malgrado la scarsa propaganda televisiva da parte delle reti statali, e l’occultamento (bisogna usare proprio questo termine) da parte della TV privata.
Prima di affrontare più nel dettaglio le voci che questo Referendum propone ai cittadini, è giusto dare un abbozzo di quanto il Decreto Ronchi prevede. Innanzitutto, bisogna specificare che da nessuna parte spuntano frasi che indicano una privatizzazione diretta dell’acqua. Questo, ovviamente, avrebbe scatenato la riscossa immediata da parte dei cittadini. Con meticolosa perizia (ma soprattutto, una buona dose di astuzia) è stato elaborato il metodo per interpretare diversamente un concetto che non si distoglie da quanto appena affermato. Per farla breve: non è stato privatizzato il bene, bensì la sua gestione. Ma, con un pizzico di senso critico, va da sè che le due frasi praticamente equivalgono.
Chi, ovviamente, ha svelato il trucco ha pensato bene di combattere contro questo Decreto. Ecco che è nato questo movimento referendiario, distribuito capillarmente sul territorio italiano. Sebbene questa normativa sia nata per sopperire alla crisi economica (Si legge “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria“). Il Referendum verrà indetto qualora vengano raggiunte le 500mila firme entro il 4 luglio. Il comitato organizzatore punta ai 700mila, e di questo passo non si parla di un miraggio. Per avere maggiori informazioni sulla campagna e per leggere quali sono i quesiti sottoposti, vi consigliamo di fare riferimento al sito internet dell’iniziativa (www.acquabenecomune.org, nel dettaglio vedere alla voce “Quesiti” del menù REFERENDUM).
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