In tanti chiedono lo stop alla caccia nelle zone alluvionate, e ci sono effettivamente tutti i motivi per fare in modo che le doppiette restino nei loro foderi.
Stop alla caccia nelle zone alluvionate, è la richiesta avanzata alla Regione Emilia-Romagna dopo quanto di tremendo vissuto a maggio di quest’anno. A distanza di alcuni mesi e quando ci troviamo sul volgere della fine dell’estate, la situazione appare ancora critica sotto diversi punti di vista. Molti esemplari della fauna locale che stazionano abitualmente lungo bacini idrici naturali e corsi d’acqua, in boschi e simili hanno sofferto e stanno soffrendo ancora oggi in maniera netta quelle che sono state le tremende conseguenze della alluvione di pochi mesi fa.
Per questo motivo diverse associazioni che si battono per i diritti e per la tutela degli animali hanno chiesto ufficialmente agli uffici preposti della giunta del governatore Stefano Bonaccini di intervenire per annullare l’apertura della consueta stagione venatoria. Il via è alle porte ed è stato posto in calendario per domenica 3 settembre 2023. Si tratta di una pre-apertura, per la quale è consentito puntare le doppiette contro alcune specie di animali.
Purtroppo dietro alla caccia ci sono degli interessi importanti, per questo motivo a volte le amministrazioni locali soprattutto sembrano prendere delle scelte che appaiono alquanto illogiche e prive di senso. E non solo per quanto riguarda questo ambito ma anche altri campi. Per quanto concerne la stagione venatoria, le associazioni animaliste hanno ricordato alla Regione Emilia-Romagna quel che molte specie selvatiche hanno vissuto, sia con l’alluvione che con la siccità ed il gran caldo che è sopraggiunto subito dopo.
Gli animali sono stremati e hanno visto le loro abitudini sconvolte dalla disastrosa invasione distruttiva dell’acqua. I loro habitat sono stati sconvolti da due alluvioni nel giro di neanche tre settimane. Tra le conseguenze negative che si sono avute ci sono i processi di nidificazioni e di nuove nascite degli animali. Certamente non in pochi sono morti anche solo con qualche giorno di vita, per un ricambio generazionale che ha subito un grosso arresto.
Per gli animalisti i problemi in questione riguardano tanto le zone di pianure quanto quelle di montagna. E sempre le associazioni animaliste si appellano all’art. 19 della Legge Nazionale n. 157/92. Articolo che consente ai governatori delle Regioni italiane di potere interrompere la consueta attività venatoria (come avvenne tempo fa) che ha luogo nei periodi dell’anno stabiliti qualora sussistano delle motivazioni conclamate di urgenza.
Tra queste ci sono le situazioni in cui la fauna selvatica viene messa a dura prova da eventi come calamità naturali e simili. Inoltre le stesse chiedono anche all’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) di prendere ufficialmente posizione per vietare la caccia. C’è la necessità di garantire agli animali selvatici un nuovo equilibrio riproduttivo e generazionale.
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