I ricci di mare sono davvero velenosi?

Una meravigliosa vacanza, proprio quella programmata da tempo. Dopo giorni di attesa spasmodica – alcuni dei quali trascorsi in piscina per lenire la mancanza di una nuotata tra le distese cristalline – il sogno diventa realtà. La corsa verso la battigia, i primi centimetri di pelle che entrano in contatto con l’acqua. Poco prima di aver battezzato la nuova stagione estiva con un tuffo, però, ecco un dolore lancinante al piede.

È stato trafitto dalle spine di un riccio: la sua presenza non era stata notata ma i postumi del contatto ravvicinato si fanno sentire. Una rapida occhiata e si perde il conto delle spine conficcatesi. Non solo, si inizia anche ad avere paura: si dice infatti che esse siano velenose. Cosa c’è di vero?

Gli aculei del riccio sono velenosi? Quando bisogna avere paura

Riccio mare velenoso puntura morte
Riccio Fiore (Toxopneustes pileolus): è il riccio di mare, nonché l’echinoderma, più pericoloso per l’uomo (Adobe Stock)

Nel mondo esistono più di 950 tipi di ricci, tutti provvisti di aculei abbastanza affilati da perforare la pelle. Fra questi, un ristretto numero di specie (Echinothuridae, Toxopneustes e Tripneustes), hanno spine collegate a ghiandole velenifere che possono provocare paralisi locale e in alcuni anche morte.

A conti fatti, solo una piccola parte di specie di ricci di mare sono pericolosi per l’uomo. A quest’ultima buona notizia se ne somma una seconda: quelli nella “black list” non vivono nelle acque europee, sono localizzati ai tropici, nell’area indo-pacifica e nelle acque delle Hawaii e delle Bahamas. Si distinguono per gli aculei che arrivano a misurare 30 cm, nettamente più lunghi rispetto a quelli (di circa 3 cm) della specie diffusa nel Mar Mediterraneo e che fa parte del nostro immaginario (Paracentrotus lividus, conosciuto anche come “riccio di mare comune” o “riccio di mare di roccia”).

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Nella categoria dei poco raccomandabili, invece, rientrano in particolare il riccio diadema e il riccio di fiore. Quest’ultimo (nome scientifico Toxopneustes pileolus) – particolarmente diffuso nell’Oceano Indiano – è considerato il più pericoloso in assoluto: è provvisto di aculei ricchi di veleno a base di serotonina e sostanze simili all’acetilcolina.

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Ciò che lo rende particolarmente riconoscibile (vedi anche foto sopra) sono le pedicellarie che assomigliano a fiori (i cui colori variano dal bianco al viola passando per il rosa e il giallo) e che nascondono le spine relativamente smussate. La sua puntura velenosa contiene sostanze neurotossiche e/o cardiotossiche: oltre al dolore e alla sensazione di bruciore, può causare spossatezza, convulsioni o morte improvvisa.

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