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E’ stata abolita la cattura dei richiami vivi per la caccia, grazie ad una legge europea. Le nuove norme impediscono sostanzialmente questa pratica, vietando la cattura degli uccellini con alcuni mezzi, come reti, vischio e trappole. Ad esprimere soddisfazione per la legge approvata in Senato, che risponde alla direttiva europea 2009/147/CE, è stata la Lipu, che da tempo si batte per il raggiungimento di questo obiettivo. L’associazione animalista ha spiegato che con la legge che è stata approvata in Italia, il nostro Paese ha finalmente messo fine alla cattura degli uccelli migratori utilizzati come esche vive per la caccia.
La Lipu ha definito questa pratica “violenta e indecorosa” e ha ricordato che all’Italia è costata “danni alla biodiversità e procedure di infrazione”. Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu-Birdlife Italia ha spiegato che si tratta di una “gioia immensa e una grande vittoria del Paese”. Anche se la normativa approvata sembra macchinosa, il punto fondamentale che è stato raggiunto è il divieto della cattura degli uccelli selvatici in Italia. Danilo Selvaggi, direttore generale dell’associazione, ha aggiunto che il risultato si attendeva da 50 anni. Anche se il Senato ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a valutare i mezzi con i quali possono essere catturati i piccoli uccelli migratori, la Lipu assicura che questi mezzi in realtà non esisteranno più. Si tratta quindi di un passo in avanti fondamentale per la conservazione ambientale nel nostro Paese, un argomento sul quale si è discusso per molti anni e che ha suscitato per lungo tempo molte polemiche.
Cosa sono i richiami vivi
I richiami vivi per la caccia sono costituiti da uccellini selvatici catturati, ma a volte anche allevati appositamente, che sono costretti a vivere reclusi, per attirare in trappola con il canto i loro simili, destinati ad essere oggetto della caccia. Spesso questi animali vengono anche accecati e perdono la loro libertà, nel portare avanti un’esistenza fatta di sofferenze. Di solito vengono tenuti al buio, in modo che perdano la percezione del tempo e continuino a cantare anche fuori stagione. In questa maniera i cacciatori possono utilizzarli come esche, per predare gli uccelli selvatici, che vengono uccisi a fucilate.
La legge e le polemiche
Agendo in questo modo per molto tempo non si sono tenuti in conto i richiami fatti dagli animalisti, specialmente dalla Lipu. Anche altre associazioni si sono schierate contro la legge, dall’Enpa al WWF, dall’Oipa alla Lav. Alcuni parlamentari hanno partecipato anche alla firma delle 50.000 sottoscrizioni iniziali, con le quali si chiedeva di porre rimedio a questo impiego degli uccellini selvatici catturati.
Secondo quanto stabilisce la legge 157/1992, è vietato usare uccelli vivi accecati o mutilati o legati per le ali e allo stesso modo sono vietati richiami acustici, che si basino su un funzionamento meccanico, elettromagnetico o elettromeccanico a fini di richiamo. A chi contravviene questo divieto sono applicate delle sanzioni amministrative e penali. Eppure la legge nazionale sulla caccia, operando una distinzione fra i vari metodi di richiamo, includeva fra di essi anche gli uccelli vivi. Le norme stesse stabilivano che, per cacciare i volatili, si potevano selezionare dei richiami vivi, rifacendosi a sette specie di uccelli: l’allodola, la cesena, il tordo sassello, il tordo bottaccio, il merlo, la pavoncella e il colombaccio. Chi usa i richiami elettronici o meccanici può incorrere in una sanzione pari anche a 1549 euro e ad un richiamo penale.
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