Rifiuti come abito da sposa, questo sì che è un matrimonio sostenibile, non credete? Siamo in Toscana, in provincia di Pisa, è qui che Elena Bertini e Antonio Lapolla sono convolati a nozze, nozze più che mai “green” visto che la sposa si è vestita con un abito confezionato utilizzando cento tipi di rifiuti diversi cuciti a mano minuziosamente.
Esatto proprio così confezionato dai rifiuti; già in passato avevamo parlato di matrimoni ecosostenibili con l’abito da sposa solubile che si scioglie in acqua mentre questa volta vi raccontiamo di un abito modellato e costruito con più di 100 tipi di rifiuti diversi, migliaia di pezzi trovati, ricamati, modellati, e assemblati a mano in due mesi di lavoro e di prove indosso alla futura sposa che ha “sposato” l’idea di un matrimonio assolutamente sostenibile.
Mentre negli Stati Uniti va di moda il riciclo dei vecchi abiti a San Miniato, dove si è sposata la coppia, si da il buon esempio di come ambiente e cultura della sostenibilità possono andare di pari passo. Certo le cose non potevano essere diverse visto che il novello marito lavora per il Gruppo Ecolevante che ha fatto del riciclo dei rifiuti il fulcro della filosofia aziendale. Già in precedenza l’azienda si è mostrata propensa a forma di collaborazione per valorizzare il concetto del riciclo, come ad esempio la mostra di arte “Scart” in cui gli stessi rifiuti si sono trasformati in oggetto di bellezza, arredando lo studio televisivo della trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro”.
Gli sposi hanno così deciso di dare il buon esempio e hanno commissionato l’abito nuziale ad Angela Nocentini, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze che assieme al modellista, utilizzando lampadine fulminate, fili elettrici, ritagli di tessuti, carte e di pelle, plastiche, fiori secchi, bulloni, etc etc ha modellato e realizzato l’innovativo abito della sposa.
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