Polieco richiede interventi istituzionali. Se non si provvederà per tempo, tutta la catena del riciclo dei rifiuti potrebbe entrare in crisi irreversibile
Il problema dei rifiuti nel nostro Paese è annoso, tanto da rasentare lo stato di emergenza in alcuni luoghi, compresa la Capitale. Mentre i politici si grattano il capo su soluzioni alternative all’ammasso dei rifiuti, le discariche si intasano sempre di più. La via di fuga in tutto questo cul de sac è l’economia circolare, dare nuova vita ai rifiuti e reimmetterli nel mercato produttivo. Un modello efficace che va efficientato a dovere. Ed in Italia zoppica, con qualche eccezione virtuosa.
Ed ora, da una delle imprese che si occupano del riciclo, arriva una notizia che lascia poche speranze. La direttrice del Consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene Polieco, Claudia Salvestrini annuncia che “purtroppo nostre imprese storiche che da sempre sono un punto di riferimento in varie regioni d’Italia hanno annunciato che a partire dai prossimi giorni non accoglieranno in ingresso neanche più un chilo di rifiuto da trattare“.
Crisi del riciclo, cosa sta succedendo
L’azienda Polieco, in un comunicato stampa del 31 agosto 2022 si fa portavoce di tutte le imprese di riciclo italiane, con un appello alle istituzioni per aiutare gli impianti di riciclo a rischio chiusura. Il mantenimento delle aziende di riciclo è fortemente energivoro, e con l’aumento dei costi per l’energia elettrica le spese non sono più sostenibili. La conseguenza diretta è che tonnellate di rifiuti, che potrebbero avere nuova vita, non troveranno più destinazione, e potrebbero aggravare la condizione delle discariche.
Il Ministero della Transizione Ecologica per il momento tace. E nel frattempo i rifiuti si continuano ad accumulare. L’azienda Polieco, tramite un accordo siglato con la rete delle Esco, darà il via ad un percorso di supporto nella pianificazione e realizzazione di nuovi interventi di efficienza energetica nonché di quelli già progettati e avviati.
Ma il problema a monte rimane. Ed interventi pubblici, per il bene di tutto il Pese, sono urgenti. Conclude la direttrice Polieco: “L’interruzione del ciclo produttivo, reso non più sostenibile dall’aumento esponenziale dei costi energetici, rischia di determinare non solo un danno in termini economici ed occupazionali, ma anche ambientali con un duro colpo all’economia circolare“.