Il congelamento degli alimenti, a una temperatura che si aggira intorno ai -18 ºC, è un sistema efficace per inibire lo sviluppo di microrganismi e per garantire la conservazione del prodotto per lunghi periodi (settimane e anche mesi), evitando che ne possano risentire le proprietà organolettiche (gusto, odore e/o consistenza). La maggior parte degli agenti patogeni, infatti, non può moltiplicarsi al di sotto dei 4 ºC.
Con questo metodo si può quindi sventare il pericolo che l’apparato digerente possa perdere la – deliziosa – possibilità di rielaborare una determinata pietanza a vantaggio di un centro di raccolta dei rifiuti. Si devono però rispettare precise linee guida affinché ciò avvenga in modo corretto. Inoltre, è necessario chiarire un dubbio ricorrente tra i consumatori: “il cibo scongelato, può essere ricongelato?“.
“Non ricongelare dopo lo scongelamento”: questa affermazione riecheggia spesso nelle orecchie dei consumatori e, come un campanello d’allarme, si insinua nelle loro menti. Non è un caso: si tratta di una dicitura obbligatoria sui prodotti surgelati, ai sensi del Decreto Legislativo 27/01/1992 n. 110 – Attuazione della direttiva 89/108/CEE. Vi sono delle eccezioni di cui tenere conto (sempre con la massima attenzione): prima è però necessario un breve ripasso sulle regole generali.
Il congelamento dei prodotti aiuta a interrompere la proliferazione di microrganismi: al momento dello scongelamento, però, la rottura della catena del freddo coincide con il rischio che essi si “riattivino” e si moltiplichino (con il congelamento vengono semplicemente “addormentati” e ve ne sono di resistenti anche alle bassissime temperature come la salmonella, lo staphylococcus aureus e la listeria). In questa fase l’acqua che contiene il cibo diventa un mezzo ideale per lo sviluppo dei patogeni. Microscopicamente si assiste quindi a una loro rifioritura.
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Qualora – dopo lo scongelamento – si decidesse di congelare nuovamente il cibo, lo si conserverebbe con un carico di microrganismi maggiore rispetto a prima. Si pensi a un alimento contenente batteri che si riproducono ogni 20 minuti: dopo tre ore di scongelamento, presenterà 512 volte più batteri rispetto all’inizio. Dopo 24 ore, il loro numero si sarà moltiplicato per oltre 4.000 miliardi di miliardi: se ricongelato nuovamente, questi patogeni resteranno sopiti fino al successivo “disgelo”. Il cibo non è più sicuro ed espone il consumatore a intossicazioni.
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La regola generale dettata dagli esperti è quindi congelare e scongelare una sola volta; una l’eccezione: un alimento precedentemente congelato, se cucinato, può essere ricongelato. La soluzione è quindi: cuocere i prodotti.
É lo stesso Istituto Superiore di Sanità a certificarlo: “Il prodotto scongelato si può ricongelare solo se precedentemente cotto. È possibile scongelare, cuocere e ricongelare un prodotto; mentre è assolutamente non corretto scongelare e ricongelare senza che il prodotto sia stato cotto”.
Con una corretta cottura ad alte temperature – in genere superiori a 70-75 ºC – vengono distrutti i patogeni più pericolosi. Si è di fronte a un nuovo prodotto che ha nuovamente diritto a subire il congelamento e lo scongelamento. É comunque buona norma far raffreddare il preparato prima di riporlo in congelatore.
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