Per i rifiuti a Napoli è stato messo a punto un nuovo piano regionale specifico che prevede di realizzare altri 4 impianti di incenerimento, in modo da poter garantire uno smaltimento complessivo fino a 2 milioni di tonnellate di spazzatura ogni anno. Ma a questo proposito sorge qualche perplessità, perché forse non si è tenuto conto della verità sulla produzione dei rifiuti. A gettare qualche ombra di dubbio sulla questione è stato uno studio presentato nel corso di una riunione a Napoli nella sede dell’Isde, l’associazione internazionale dei medici per l’ambiente.
Il documento in questione mette in evidenza che forse la regione Campania non avrebbe bisogno di nuovi inceneritori. Infatti già attualmente la capacità di incenerimento degli impianti regionali è di molto superiore a quella di molte altre regioni, come per esempio il Veneto o la Toscana.
E allora perché si continua ancora a puntare sugli inceneritori in Campania?
A questa domanda possono rispondere le dichiarazioni rilasciate da Antonio Marfella, leader napoletano dell’Isde, il quale ha spiegato: “Il timore è che la costruzione di tanti e così sovradimensionati inceneritori serva a smaltire anche rifiuti industriali. Qui infatti discariche per questo tipo di rifiuto non ce ne sono. Siamo sicuri che le imprese campane lo esportino o lo riciclino tutto? Dove vanno a finire tutti i 4.5 milioni di tonnellate di rifiuti industriali campani? Peraltro basta leggere le pagine da 265 a 268 del piano campano per rifiuti industriali per apprendere che il gassificatore di Capua sarebbe un impianto perfetto per trattare ceneri leggere di inceneritori e fibre di amianto per rendere inerti e vetrificarle.”
Da questo punto di vista, anche in assenza di controlli efficienti, esiste un reale pericolo di inquinamento ambientale, che dovrebbe essere tenuto in considerazione e che è aumentato dal fatto che non ci sono discariche specifiche per scarti industriali. Dati che certamente fanno riflettere.
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