L’incubo dei rifiuti a Napoli sembra non avere fine. Non che si pensasse che la controversa apertura del termovalorizzatore di Acerra potesse risolvere tutti i problemi. Anzi, semmai ne ha portati degli altri tanto è vero che l’agenzia Reuters a fine maggio riportava che le emissioni di polveri sottili prodotte dal termovalorizzatore hanno superato la soglia consentita dalla legge: 50 microgrammi/metro cubo.
Apprendiamo dall’AGI che un’inchiesta condotta dalla Dia e dalla GdF ha portato stamani ad una raffica di arresti nel territorio campano. Ben 15 persone sono state, a vario titolo, messe agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione Green sulla caotica gestione dei rifiuti durante il commissariamento. Corriere.it riporta che tra gli arrestati figurano anche nomi eccellenti dell’ambiente accademico nonché il presidente della provincia di Benevento ed ex rettore dell’Università del Sannio, Aniello Cimitile. Ma anche Claudio De Biasio, ex subcommissario del sottosegretario Bertolaso, e Giuseppe Vacca, direttore dei lavori per il termovalorizzatore di Acerra.
Per tutti l’accusa è pesante: falso ideologico, poiché hanno attestato l’idoneità degli impianti di combustibile da rifiuti di Giugliano, Caivano e Casalduni quando questi erano già stati sequestrati. I collaudi non sarebbero stati rispondenti alla verità ed avrebbero dato il via alla produzione di rifiuti da smaltire non conformi. E la risoluzione all’emergenza rifiuti? A tutt’oggi non si sa quale sarà il destino delle innumerevoli ecoballe che occupano metri e metri di piazzali. E a Palermo si ripetono scene già viste a Napoli: cassonetti bruciati e l’esercito per le strade.
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