Il nostro pianeta, osserva Alternative Energy, è pieno di rifiuti e di immondizia. I paesi del cosiddetto primo mondo ne sono così immersi che cercano di risolvere il problema del loro smaltimento inviando tonnellate di rifiuti nei paesi in via di sviluppo. A pagamento, s’intende.
Ma spostare i rifiuti da un posto ad un altro risolve davvero il problema del loro smaltimento? In realtà il problema s’ingigantisce e porta a malattie ed inquinamento nei paesi in via di sviluppo che non hanno la tecnologia necessaria al trattamento dei rifiuti. Non solo. Si assiste in tal modo ad un continuo spreco di potenziali risorse. Già, perché i rifiuti sono a tutti gli effetti una risorsa.
Perché, infatti, non usare l’immondizia per produrre energia? Global Change Biology ha pubblicato di recente una ricerca che sostiene sia possibile sostituire la benzina con biocarburante ottenuto dall’immondizia riducendo al tempo stesso dell’80% le emissioni di gas serra. Un sogno divenuto realtà? Non proprio. I biocarburanti ottenuti con le tecniche consuete, quindi attraverso l’agricoltura, producono una diminuzione delle scorte alimentari. Sì ma i rifiuti non sono un alimento e sono, fortunatamente (o sfortunatamente, dipende dai punti di vista), molto abbondanti.
I biocarburanti di seconda generazione come l’etanolo di cellulosa ottenuto dal processamento dei rifiuti urbani potrebbe rappresentare una soluzione al problema dell’immondizia e dell’approvigionamento energetico. E proprio la biomassa ottenuta dai rifiuti, quali la carta, sembra essere molto promettente in tal senso. Le ricerche dimostrano che è possibile produrre oltre 80 miliardi di litri di etanolo di cellulosa con una collaterale riduzione delle emissioni nocive di un range compreso tra il 30% e l’80% per ogni unità di energia prodotta.