Il 24 luglio scorso è stata pubblicata la nuova normativa Europea sui Rifiuti da apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) che approfondisce la legislazione comunitaria sullo smaltimento di rifiuti elettronici. Rispetto a quanto già si sa la normativa introduce un nuovo obligo per gli esercizi commerciali che avranno l’obbligo di ritirare, gratuitamente, i piccoli elettrodomestici anche senza l’acquisto di un prodotto nuovo equivalente. La direttiva sarà recepita dai singoli stati a partire da febbraio 2014, cosi che andrà ad occupare il posto dell’Uno contro Uno che riguardava solo il ritiro dei rifiuti elettronici da parte dei negozianti in cambio di uno nuovo. Con la formula uno contro zero, invece, il negoziante dovrà ritirare gratuitamente i piccoli elettrodomestici non funzionanti dal cliente anche senza l’acquisto, in cambio, di un elettrodomestico nuovo.
LP
Rifiuti elettronici, le discariche valgono più dell’oro
I rifiuti elettronici hanno un grande valore. Si pensa addirittura che i materiali ricavati dalle discariche possano essere 50 volte più preziosi dell’oro. Tutto ciò è dovuto allo scarso riciclaggio a cui vengono sottoposti i materiali elettronici, senza contare che, se consideriamo la produzione mondiale di dispositivi elettronici, dobbiamo tenere conto che essa implica l’utilizzo di 320 tonnellate d’oro e 7.500 tonnellate di argento ogni anno. E’ questo ciò che sostengono gli esperti dell’e-Waste Academy, il primo incontro mondiale per promuovere il corretto smaltimento dei rifiuti elettronici.
E’ stato calcolato che la produzione degli apparecchi elettronici vale 21 miliardi di dollari. Di tutto questo valore soltanto il 15% viene recuperato dalle discariche. Complessivamente, se consideriamo il processo di recupero totale che interessa sia i Paesi sviluppati che quelli più poveri, è l’85% dei materiali preziosi a non essere recuperato.
Proprio per questo il concetto di gestione dei rifiuti si colloca sulla stessa lunghezza d’onda della questione della gestione delle risorse.
Bisognerebbe predisporre degli interventi a livello internazionale per promuovere un riciclaggio che funzioni bene e che sia soprattutto ecosostenibile.
Essere così inefficienti nella gestione dei rifiuti elettronici e delle risorse preziose che essi contengono e che vanno perdute significa non prestare attenzione alla possibilità di sostenibilità ambientale che si avrebbe in tema di evitamento degli sprechi.
Non si può restare a guardare di fronte alla perdita di tutti questi metalli preziosi, che comunque costituiscono delle risorse naturali da attenzionare.
La videosorveglianza lede la privacy. Ma chi tutela l’ambiente?
Ai Comuni che contro le discariche abusive pensano di installare sistemi di videosorveglianza nelle aree considerate a rischio il Garante della privacy sconsiglia di effettuare una procedura di questo genere senza le dovute autorizzazioni dell’istituzione. A dirlo è direttamente Francesco Pizzetti, che spiega la situazione attuale relativa ai metodi che i Comuni avrebbero a disposizione per monitorare i comportamenti incivili dei cittadini che creano vere e proprie discariche abusive a cielo aperto.
Secondo Pizzetti la situazione deve essere controllata da norme ben precise, che impediscono ai Comuni di effettuare la registrazione dei cittadini, appunto per evitare di ledere il diritto alla privacy degli individui.
Secondo il Garante, “Le videocamere installate nelle aree comunali sono limitate a problematiche di sicurezza urbana. Proprio per queste ragioni, se vengono applicate al fine di evitare comportamenti incivili dei cittadini su aree che si teme diventino discariche a cielo aperto o su aree che i Comuni vogliono bonificare, c’è indubbiamente un problema di autorizzazione da parte del Garante”.
Una posizione del genere non può essere accettata da chi ha a cuore il rispetto dell’ambiente. In effetti, se pensiamo a quanto sia importante difendere la sostenibilità ambientale, non possiamo pensare che quest’ultima possa essere messa in discussione dalle regole della privacy.
In questo caso non sussiste la tesi della riservatezza personale: stiamo parlando dell’ambiente, del nostro ecosistema, della nostra vita! Anche se accettiamo il fatto che bisogna avere un’autorizzazione, correremmo il rischio di perderci fra le innumerevoli pratiche burocratiche a cui spesso nel nostro Paese siamo sottoposti.
Di conseguenza finiremmo col perdere di vista l’obiettivo principale della questione: la salvaguardia ambientale. Di conseguenza non possiamo che esprimere i nostri dubbi riguardo alle dichiarazioni del Garante della privacy, perché sembra che non si attribuisca il giusto valore alla tutela ambientale, che deve occupare un posto prioritario e andare oltre le dichiarazioni che si basano solo sulle parole e sulle intenzioni.
Stare attenti alla sorveglianza in questo caso può costituire un’eccezione, che può andare anche oltre la privacy, altrimenti correremmo il pericolo di ritrovarci ad avere a che fare con casi di esplicita violazione delle leggi a favore dell’ambiente.