Greenpeace, una delle associazioni più attive sul fronte ecologista, lancia un nuovo allarme in materia di inquinamento: la normativa che prevede il ritiro gratuito c.d. “uno-contro-uno” dei rifiuti elettronici, altamente dannosi per l’ambiente, viene troppo spesso disattesa dai negozianti, che – a volte per disinformazione, a volte per negligenza – non adempiono alle disposizioni legislative, contribuendo a rendere più grave l’impatto ambientale del settore high-tech.
La normativa cui facciamo riferimento prevede che al momento dell’acquisto di un nuovo bene elettronico di categoria equivalente, i negozianti ritirino gratuitamente il prodotto usato (RAEE). La disposizione è contenuta all’interno del decreto ministeriale 65/2010 (il c.d. Decreto Semplificazioni), ma è largamente ignorata o inapplicata da parte dei rivenditori al dettaglio di prodotti elettronici.
Inutile affermare che le conseguenze negative sono molteplici, per il consumatore e per l’ambiente. Il primo è infatti costretto a ricercare delle vie di smaltimento del rifiuto a proprie spese (a volte davvero elevate), mentre il secondo subisce gli effetti nocivi di conferimenti dei rifiuti non in linea con le normative verdi.
Di questo passo, lontano sembra essere il raggiungimento del target stabilito per vie comunitarie, che prevede una raccolta di rifiuti RAEE pari a 4 chilogrammi per abitante. Greenpeace continua a segnalare l’inadempimento da parte di alcuni negozianti, minacciando altresì di avanzare esposto alle autorità competenti, nella speranza che ci possa essere, quanto prima, un miglioramento dell’attuale scenario.
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