aggiornamento a cura di Elisabetta Fonte
L’associazione a tutela dei consumatori lancia una nuova campagna che, siamo certi, riuscirà a destare scalpore. I cittadini che vivono e frequentano le città con il maggiore tasso di smog e inquinamento ambientale in Italia, potranno richiedere 2000 euro di risarcimento danni. L’obiettivo è proprio quello di dimostrare che si necessita di un indennizzo che lo Stato dovrebbe fornire proprio per i danni causati alla popolazione per costringerla a respirare aria inquinata.
La campagna è nata dall’osservazione fatta dall’Oms che richiede di ritirare dal mercato le auto a motore diesel in quanto cancerogeni, e spinge il Codacons a cercare di fare chiarezza e giustizia per conto dei consumatori: i dati in possesso del Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori dichiara che sono ben 45 le città italiane che superano più volte il limite giornaliero del livello di polveri sottili nell’aria, livello imposto per legge a livello europeo e che non potrebbe andare oltre per più di 35 giornate. La situazione, invece, tende sempre a sfuggire di mano in queste località, e Comuni e Regioni non tengono monitorato lo stato di salute della popolazione. Da qui, appunto, la richiesta del Codacons, una proposta che farà discutere. Se almeno questo servisse ad alzare costruttivamente l’attenzione sul tema dell’inquinamento ambientale e delle emissioni di co2, obbligando sindaci e presidenti di regione ad adottare misure in materia, potremmo già dire che ne sia valsa la pena. Il timore, però, è che anche stavolta il tutto si sgonfierà come una bolla di sapone, per concludersi in un nulla di fatto.
photo: StaneStane
Smog, a Londra e a Madrid motore spento durante la sosta
A Londra ci sono parecchi controlli da parte della polizia municipale, che ordina di spegnere la macchina, per non incorrere in una multa da 20 sterline. A Madrid le regole sono ancora più dure: se qualcuno viene trovato con il motore acceso paga 100 euro di sanzione.
Sia a Londra che a Madrid il provvedimento però non vale per muoversi nel traffico e per le situazioni in cui ci sono code ai semafori. Sono esclusi dal provvedimento anche i mezzi di servizio e di pronto soccorso.
L’obiettivo è quello di far cambiare le abitudini agli automobilisti. Se da un lato le intenzioni appaiono apprezzabili, perché lo scopo principale è la lotta all’inquinamento, dall’altro però è inevitabile pensare che il provvedimento si scontri con la praticità d’uso dell’automobile stessa.
Si incorrerebbe in delle situazioni piuttosto complicate da gestire, specialmente quando ci si ritrova nel caos del traffico della città. Ecco perché sicuramente le polemiche saranno tante e in Italia, abituati spesso come siamo a farci strada un po’ qua e là nel traffico sarebbe molto difficile pensare ad una revisione totale del nostro stile di vita.
Ma non si tratta di non voler rispettare le regole, si tratta soltanto di scontrarsi con una situazione pratica da gestire con semplicità. In realtà però forse non tutti sanno che in Italia questa stessa norma esiste da tempo.
A sottolineare il tutto è il paragrafo 7 bis dell’articolo 157 del Codice della strada: è vietato tenere il motore acceso durante la sosta per mantenere in funzione l’aria condizionata. In questi casi la multa è davvero salata: dai 205 ai 410 euro.
Dal 2003, tra l’altro, è stato anche stabilito che tutti i veicoli in sosta devono tenere spento il motore, se non si vuole pagare una multa di 39 euro. Eppure quante volte ci è capitato anche a noi il motore acceso in estate per far funzionare l’aria condizionata in auto? In Italia queste norme non vengono fatte rispettare. E’ un bene o un male?
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