Rinnovabili: centrali ad idrogeno, la prima a Marghera

centrale idrogeno Fusina
 
Fusina, è stata inaugurata qui la prima centrale ad idrogeno del mondo di proprietà dell’ Enel; l’impianto sorge nel cuore del polo del petrolchimico di Porto Marghera che pian piano sta sviluppando una serie di progetti per sviluppare l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Il nuovo impianto, che viaggia già a pieno regime, garantirà 12 Mw di energia all’anno, coprendo il fabbisogno energetico di circa 20 mila famiglie.
 
Grazie a questo moderno impianto industriale sarà possibile un risparmio di emissioni di Co2 pari a 17 mila tonnellate annue; cerchiamo di capire come funziona questo processo; in questa centrale, unica nel suo genere, l’idrogeno viene utilizzato come combustibile visto che rappresenta un prodotto di scarto dei cicli di lavorazione del vicino settore petrolchimico; il gas viene bruciato in una particolare caldaia e bruciando, aziona una turbina dalla quale si genera direttamente energia elettrica. Durante la combustione dell’idrogeno, il calore che ne deriva viene trasformato in vapore che, a sua volta, dovrà alimentare la turbina della vicina centrale a carbone Palladio.
 
Un sistema quindi “chiuso” che permette di riutilizzare al massimo gli scarti ottenendo un impianto quasi ad emissioni zero, perché va ricordato che dalla combustione dell’idrogeno si generano vapore acqueo ed ossidi di azoto che contribuiscono pesantemente all’inquinamento atmosferico e che quindi devono essere filtrati nei camini prima di essere immessi in atmosfera.
 
Il progetto si inserisce nel più ampio discorso del consorzio HydrongenPark che dal 2003 sviluppa una serie di progetti innovativi e sperimentali sull’idrogeno con lo scopo di rendere l’area di Porto Marghera un polo di energie rinnovabili e pulite; secondo Fulvio Conti, A.D. dell’Enel, il cammino nel mondo dell’idrogeno è ancora molto lungo, “La tecnologia attuale rende l’utilizzo dell’idrogeno 5 o 6 volte più caro di una centrale termoelettrica. Ma sono fiducioso che nel corso degli anni nuove tecnologie ci consentiranno di utilizzare l’idrogeno. Serviranno alcuni decenni”.

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