Jim Skea, nuovo presidente dell’Ipcc, fa chiarezza in merito alle recenti affermazioni in materia di riscaldamento globale: “Il mondo non finirà, ma sarà più pericoloso”
Jim Skea, nuovo capo dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite), ha fatto chiarezza in merito alle recenti dichiarazioni rilasciate in materia di cambiamento climatico, le quali – come sostenuto dal presidente – sarebbero state mal interpretate da negazionisti e da certa stampa.
Negli scorsi giorni si era detto persino che Skea negasse la gravità di fenomeni quali il surriscaldamento globale – che sappiamo essere una delle questioni più urgenti da affrontare, a fronte delle previsioni degli esperti – e che ne sminuisse il potenziale disastroso per quel che concerne la sopravvivenza sul pianeta.
A Der Spiegel, importante testata tedesca, il nuovo presidente dell’Ipcc ha presentato la sua visione del cambiamento climatico, nonché delle sfide che la popolazione mondiale tutta sarà a costretta a fronteggiare nei prossimi anni. In modo particolare, Skea ha insistito sulla necessità di non seminare allarmismi futili. L’unica strada da imboccare, ha precisato il rappresentante delle Nazioni Uniti, è quella di “prendere qualunque misura per mitigare il cambiamento climatico“.
“Il mondo non finirà, ma sarà più pericoloso”: le dichiarazioni di Jim Skea, nuovo presidente dell’Ipcc
Quanto recentemente rivelato da Jim Skea ai microfoni di Der Spiegel ha inevitabilmente generato una lunga catena di fraintendimenti. Tra negazionisti e testate giornalistiche che hanno accusato il presidente dell’Ipcc di sminuire la gravità della questione ambientale, il diretto interessato ha voluto ribadire le proprie posizioni una volta per tutte.
“Il mondo non finirà se si riscalderà di più di 1,5°, ma sarà comunque più pericoloso“: queste le posizioni esternate dal rappresentante delle Nazioni Unite, che ha anche invitato giornali e agenzie di comunicazione a tenersi alla larga da scenari allarmistici. Il panico seminato da determinati organi di competenza, ha sottolineato Skea, avrebbe il solo ed unico effetto di paralizzare le persone, impedendo loro di adottare dei corretti comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico.
Pur non essendo la questione del riscaldamento globale una tematica da sottovalutare, secondo il nuovo capo dell’Ipcc è importante sensibilizzare la popolazione mondiale in merito a quelle che potrebbero essere delle comuni strategie per combatterlo. Dalla lotta ai combustibili fossili alla riduzione dell’uso di plastica (di cui, solamente qualche giorno fa, cadeva il Plastic Overshoot Earth Day), dall’utilizzo parsimonioso delle risorse che ci mette a disposizione il pianeta fino al riciclo dei materiali: queste e molte altre sono le accortezze che consentirebbero a ciascuno di fare la propria parte.
Non dovrà mancare il supporto della tecnologia, la quale ci metterà nelle condizioni di fruttare “soluzioni tecnologiche, come la cattura della CO2“. Una battaglia che il mondo potrebbe combattere con molta più serenità di quel che lasciano intendere i giornali, nonostante determinati meccanismi siano totalmente da ripensare. “Abbiamo bisogno di infrastrutture nuove” – ha chiosato Skea, che pur si è mostrato fiducioso sulla questione – “Ci sono abbastanza soldi. La sfida sta nel farli arrivare nei posti giusti“.
Cambiamento climatico e riscaldamento globale: conosci la differenza?
Dalle parole del nuovo presidente dell’Ipcc, è evidente che la questione più urgente da affrontare sia quella che concerne il riscaldamento globale, dal quale avrebbero origine fenomeni quali il cambiamento climatico. In effetti, come sottolineano gli esperti, la seconda di queste problematiche è strettamente connessa alla prima, che ne è la principale causa.
Quando parliamo di cambiamento climatico, nello specifico, ci riferiamo alla totalità delle conseguenze che i cambiamenti in termini di clima producono a livello terreste. Con il termine riscaldamento globale, all’opposto, staremmo indicando solamente l’innalzamento delle temperature medie. Due concetti all’apparenza distanti, eppure così intimamente connessi tra loro, al punto tale che il primo non può far a meno di apparirci come la diretta conseguenza del secondo.