Queste imprese sono state spesso accusate di non badare ai risvolti delle loro attività che si possono avere per ciò che riguarda la salvaguardia ambientale. Anche di recente una ricerca pubblicata sul New York Times ha accusato duramente molte grandi aziende informatiche, le quali, anche se godono di un’immagine elevata, non tengono conto dell’enorme quantità di energia che viene utilizzata per trasferire innumerevoli dati in tutto il mondo.
E’ stato calcolato che occorrono 30 miliardi di watt di elettricità, che corrispondono all’energia prodotta da 30 centrali nucleari. Tra l’altro molta di questa elettricità si disperde in modi differenti.
Uno dei problemi in questo senso è rappresentato dal percorso dei dati, che viaggiano anche attraverso server distanti migliaia di chilometri. Un altro problema è rappresentato dal fatto di avere dei data center sovradimensionati, perché le aziende non vogliono correre il rischio che si abbia una caduta dei loro sistemi.
Questi grandi server richiedono l’impiego di una quantità notevole di energia. Il New York Times ha intitolato la sua inchiesta “Energia sprecata, l’inquinamento e la mitologia di internet“. Tra l’altro l’inchiesta ha ricevuto molte critiche, perché si ritiene che esista un vero e proprio conflitto fra il business determinato dalla stampa su carta e quello determinato dal diffondersi delle stesse informazioni per mezzo della tecnologia.
E’ vero che le aziende informatiche stanno compiendo dei passi avanti nel tenere presente il rispetto dell’ambiente. L’impegno in sostanza è ravvisabile, ma il problema resta aperto, perché quello del risparmio di energia è un tema che risente di forti implicazioni, difficili da risolvere senza un’adeguata strategia da portare avanti.
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