Secondo McMaster, è possibile ridurre di una buona percentuale, almeno del 95% i rifiuti prodotti da un ristorante, semplicemente cambiando i metodi di approvvigionamento. In poche parole McMaster userà solo prodotti locali che non hanno bisogno di imballaggi, mentre per i rifiuti che saranno comunque prodotti, si è dotato di un grande compostatore, capace di trattare 640 kg di materia organica ogni 24 ore, spendendo circa 27 mila euro.
Silo: non solo una idea ma anche uno stile di vita
L’idea per Silo nasce due anni fa a Melbourne, dove McMaster ha lavorato con un artista di origine olandese Joost Bakker, un coltivatore che vive molto il contatto con la natura.
McMaster ha affermato che l’artista olandese è il suo più grande ispiratore, capace di introdurre modi più innovativi per utilizzare i rifiuti, tanto da creare addirittura opere d’arte con materiale di scarto.
Come ha già spiegato, il giovane chef è contrario al modello agroalimentare dominante, che vuole disponibili tutto l’anno alimenti che non sono naturali per il nostro ambiente, come ananas o avocado, senza lasciare che sia la natura a dettare ciò che deve essere cucinato. In più vengono utilizzati pesticidi e additivi, che non sono naturali per la nostra dieta.
“Non desta sorpresa che così tante persone stiano sviluppando intolleranze a gruppi di alimentati”, afferma McMaster, nel cui nuovo ristorante, che avrà cinquanta posti, il menù giornaliero sarà fatto di soli sei piatti, compreso uno vegano e nessun piatto sarà riscaldato sotto le lampade ma tutti saranno preparati al tavolo
I servizi igienici verranno lavati con le acqua reflue provenienti dalle macchine del caffè, tutti i prodotti di pulizia verranno creati in loco eliminando i rifiuti generati dal confezionamento di saponi, disinfettanti e prodotti per la pulizia attraverso il sistema Eowater, basato sull’elettrolisi dell’acqua, mentre per l’elettricità verranno prossimamente installati pannelli solari sul tetto.
Per McMaster, Silo è davvero un modo nuovo di vivere!
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