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Ristoranti, cambiano le abitudini degli italiani: cresce il doggy bag

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Il caro prezzi unito ad una sensibilità antispreco degli alimenti hanno portato ad un incremento del cibo portato a casa, ovvero il doggy bag

doggy bag aumenta in italia
Doggy bag (Foto Adobe)

Come spesso accade, le locuzioni mutuate dalla lingua inglese non sono delle più felici. Il termine doggy bag è tradotto letteralmente come contenitore per il cane. In realtà passa per la cultura popolare, anzi passava, come l’abitudine di richiedere in un contenitore gli avanzi del pasto al ristorante per portarli a casa e sfamare il cane. Non stupisce allora, che molte persone si vergognino di richiedere un doggy bag per magari mangiarlo il giorno dopo. Perché questa espressione è oggi usata come incentivo alla politica anti spreco del cibo.

In Spagna, ad esempio, le nuove direttive, che dovrebbero diventare legge nel giro di un paio d’anni, obbligherebbero i ristoranti a munirsi di contenitori monouso biodegradabili per permettere alle persone di portare a casa il cibo avanzato. Con costi un po’ proibitivi per gli esercizi di ristorazione, ma è un sacrificio che può esser fatto in nome del contenimento dello spreco alimentare. In Italia era un’abitudine piuttosto sconosciuta, che ora si sta affacciando non troppo timidamente a causa della crisi economica ed il caro prezzi. È la Coldiretti a parlarne in un articolo del 10 settembre 2022.

Doggy bag, 1 italiano su 4 lo sceglie

Doggy bag (Foto Adobe)

La crisi dei prezzi sugli alimenti rischia di portare ad un crack non solo per le famiglie, ma anche per gli esercizi di ristorazione. I menu sono sempre più contenuti, e lo spreco alimentare, oltre che anti etico, è anche anti economico. Sale a quasi il 39% il numero di italiani che secondo una ricerca Coldiretti richiede il doggy bag al ristorante. E sono sempre più gli esercizi di ristorazione che si muniscono di contenitori per portare il cibo a casa. La vergogna è l’ostacolo maggiore a questo tipo di pratica. Per cui, generalmente, il cameriere chiede con discrezione e riservatezza se il cliente, con molto cibo avanzato nel piatto, se desidera portarlo a casa. Stesso discorso per il vino.

Una parte della popolazione ritiene questa possibilità poco elegante ed educata, circa il 17%. Ma la vera svolta è non lasciare cibo nel piatto, cosa che un tempo veniva considerata abitudine “nobile”. Tuttavia con il tasso di inflazione che ad agosto 2022 ha raggiunto il record dal 1985 e i beni alimentari in aumento del 10,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, ridurre gli sprechi è diventato essenziale.

Se si vuole fare una considerazione ulteriore, anche i ristoranti con la formula “all you can eat” dovrebbero essere banditi, perché il regno dello spreco. Invece anche questa formula implica delle regole. Nella maggior parte dei casi, pur pagando una cifra fissa, se si lascia cibo nel piatto, il costo di quella portata viene addebitato al cliente come supplemento. Proprio per evitare che si ordini più di quanto si riesca a consumare.

L’altra spinta che ha portato all’incremento del doggy bag, oltre la questione economica, è la crescente sensibilità verso la riduzione degli sprechi alimentari. Forse cambiando il nome del doggy bag, in cibo da asporto o simili, la sensazione di sentirsi degli accattoni diminuirebbe, così come la vergogna di portare una portata a casa e utilizzarla per il pranzo del giorno dopo. Così come accade normalmente con il cibo consumato a casa.

Giulia Borraccino

Sono nata e cresciuta a Roma. Laureata in Comunicazione con specializzazione in semiotica testuale, nel tempo mi sono appassionata all'approfondimento dei temi ambientalisti ed al giornalismo d'inchiesta. Amo l'arte in tutte le sue sfaccettature.

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