L’Unione Europea è al lavoro per approvare una direttiva per restaurare gli edifici e renderli green. Ma non mancano le eccezioni
Sebbene la direttiva europea per avere case green in tutta l’Unione Europea non abbia ancora iniziato il iter nelle aule di Strasburgo, in molti Paesi, tra cui l’Italia, è iniziata la discussione sul provvedimento. Tra questi anche l’Italia. Non a caso Montecitorio sottolinea e contesta il rischio di spendere moltissimi soldi per il restauro di moltissimi edifici per rispettare le – eventuali – regole che dovrebbero entrare in vigore nel 2030.
E’ bene sottolineare, fin da subito, che non tutti i palazzi e le case, in caso di approvazione della direttiva, dovranno essere ristrutturati affinché possano ottenere il miglioramento energetico richiesto, non mancano le indiscrezioni su quali edifici non dovrebbero subire i lavori.
Restauro green, non tutti i palazzi dovranno affrontarlo
La premessa è fondamentale: al momento è solo una bozza che, nel corso delle discussioni a Strasburgo, potrebbe subire alcune modifiche al testo attuale. Ma analizzando il documento attuale, come riportato da Il Sole 24 Ore, sono previste alcune eccezioni per i lavori di restauro. In alcuni casi, infatti, potrebbero essere totali o solo parziali. Ma intanto è bene sottolineare come nel documento si sottolinea come gli Stati Membri, potranno decidere se applicare esenzioni su determinate di categorie di immobili. Di conseguenza l’Italia potrebbe evitare di obbligare moltissime famiglie a compiere ristrutturazioni.
Al momento, dovrebbero essere esclusi gli edifici sotto tutela. Una macrocategoria che include gli immobili storici e quelli dall’elevato valore architettonico. Sono previste, poi, deroghe anche per alcuni edifici siti in aree vincolate o protette.
Altri vincoli potrebbero rientrare all’interno del Codice dei beni culturali che comprende i territori vicini a fiumi e laghi le zone costiere. Ma non solo perché sono incluse anche le zone caratterizzate da interesse archeologico. Dubbi invece per i centri storici e le aree dal notevole interesse pubblico. Ma, al momento, sono solo ipotesi e potrebbero dunque non rimanere escluse dalle deroghe europee.
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Ci potrebbe poi essere anche un’altra eccezione: le case utilizzate per un terzo dell’anno o quelle il cui consumo energetico inferiore al 25% rispetto a tutto l’anno. In soldoni: se il consumo energico – perché disabitate per la maggior parte dell’anno, potrebbero non dover subire interventi di restauro green. Con questa frase vengono dunque incluse anche le seconde case. Queste, nella sola Italia, sono pari a 5,5 milioni. Più di quelle in locazioni che ammontano a 3,4 milioni. Non si esclude, poi, che non vengano inclusi gli edifici di culto e le strutture temporanee.