La storia di una morte sul lavoro terribile, risucchiati in un tubo di una piattaforma petrolifera, un solo sopravvissuto che racconta la storia.
Parliamo di morti sul lavoro, una piaga che affligge noi e molti paesi nel mondo. Lavoratori che muoiono sul loro posto di lavoro, solo perché stavano svolgendo il loro lavoro, spesso in mancanza di tutele. Succede nei cantieri, succede ovunque e strugge tutti ma nessuno si muove veramente. In Italia iconico rimane l’incidente a Brandizzo, dove 5 operai sono stati travolti da un treno mentre lavoravano sulla ferrovia. Una tragedia che succede troppo spesso, nessuno mai dovrebbe andare a lavorare e non sapere se tornerà a casa, mai. In questo caso accade in una piattaforma petrolifera nel 2022.
La testimonianza ci arriva questo 25 febbraio, davanti alla Commissione d’Inchiesta, dopo aver prestato giuramento. L’ultimo rimasto di una tragedia successa nel 2022 in un oleodotto paria, a Point-a-Pierre. L’azienda aveva assunto 5 uomini, Fyzal Kurban, Kazim Ali Jr, Rishi Nagassar, Yussuf Henry e Christopher Boodram, l’unico sopravvissuto della vicenda. 5 esperti subacquei che si sarebbero dovuti immergere in un punto della piattaforma per un guasto rilevato ad una tubazione sotto la piattaforma. Ma non avevano idea che sarebbe successo tutto questo.
I 5 si sono immersi dalla piattaforma per andare a riparare il guasto registrato nella tubazione, ma le cose non sono andate in questo modo. La tubazione aveva una via di fuga in una stanza, sott’acqua, che permetteva di lavorare sui possibili guasti che si sarebbero potuti riscontrare. Così facendo hanno aperto il tubo ma senza sapere che si era formata una differenza di pressione. Aprendo il tubo i 5 sono stati risucchiati con grandissima forza al suo interno, bloccandoli dentro.
Così i 5 lavoratori sono stati risucchiati con una tale potenza da provocare varie lesioni e ossa rotte in molti di loro. Incastrati, così, all’interno del tubo, fra acqua e petrolio, sono riusciti a sopravvivere grazie ad una bolla d’aria che era il problema riscontrato proprio dai macchinari. L’unico ancora integro, Christopher Boodram è riuscito a farsi strada e a nuotare fino alla fine del tubo e ad uscire, promettendo che sarebbe tornato ad aiutarli.
La testimonianza continua, con un Christopher Boodram straziato dalla vicenda e, soprattutto, da non essere riuscito a tornare i suoi compagni. La compagnia sembra, infatti, aver prima controllato le condizioni di salute di Boodram e poi, dopo due giorni, è scesa a recuperare quelli che poi sono stati i corpi senza vita dei 4 lavoratori, morti di stenti, in assenza di aria date le varie lesioni. La commissione d’Inchiesta sta valutando le responsabilità dell’accaduto e cosa si sarebbe potuto fare prima, più tempestivamente, per salvare o salvaguardare la vita dei lavoratori coinvolgi in questa tragedia.
“ero in uno stato di panico, non ero nemmeno sicuro di essere vivo. Non ero sicuro se fossi all’inferno o in paradiso.” racconta Christopher Boodram “poi all’improvviso vedo una luce, giuro su Dio che era l’Angelo della Morte che veniva a prendermi“
I Cantieri della transizione ecologica lanciati da Legambiente fanno tappa in Piemonte: scopriamo di cosa…
Pensate di conoscere perfettamente il microonde che avete in casa? Se la risposta è affermativa,…
Con il freddo che ormai bussa puntualmente alla porta, non vedo l'ora di rintanarmi in…