In realtà qualunque ogni tipo di imballaggio potrebbe essere soggetto ad una restituzione. Basti pensare al tetrapak, al cartone, all’alluminio e soprattutto alla plastica.
Ma siamo ancora in attesa di poter apprendere tutti dettagli, perché entro la fine del giugno di quest’anno arriverà un apposito decreto del Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, per stabilire tutte le norme che dovranno regolare il vuoto a rendere.
Lo specifico articolo contenuto nel decreto sulle liberazioni dice esattamente questo: “I venditori al dettaglio devono ritirare dai consumatori finali, contestualmente alla cessione del singolo prodotto, il deposito cauzionale, garantendo la restituzione dello stesso o la corresponsione di un titolo all’acquisto di valore almeno equivalente, a fronte della restituzione degli imballaggi usati.”
Il sistema dovrebbe configurarsi come un’apposita strategia per provvedere alla diminuzione della produzione dei rifiuti e per favorire il riciclo. Infatti, una volta restituiti, i materiali possono essere immessi di nuovo nel ciclo produttivo in nome della sostenibilità ambientale, risparmiando anche l’energia necessaria per la loro produzione.
Il vuoto a rendere è stato soppiantato dalla raccolta differenziata, ma su questo punto spesso le famiglie italiane sono indietro, senza contare tra l’altro i frequenti errori nella raccolta differenziata che ostacolano il riciclo. Il vuoto a rendere vuole essere una soluzione più efficace.
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