Un passato difficile per la specie, l’asino romagnolo ha la sua rivincita e finalmente, dopo anni, non è più a rischio estinzione
L’asino romagnolo che si distingue per le sue orecchie dai contorni scuri e alcune tracce zebrate sugli arti, non ha di certo avuto una facile vita. Agli inizi del XX secolo se ne contavano più di 9.000, ed era impiegato sia per il trasporto su biroccio sia che da soma. Le sue caratteristiche lo rendevano un abile trottatore, dall’andatura stabile anche per lunghe distanze. Nel 1918 erano solo 5.267 esemplari poi iniziò il periodo più difficile per loro.
Verso la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, le armate tedesche avevano iniziato a subire una forte crisi alimentare che ha portato, nel momento in cui i rifornimenti giungevano al loro esaurimento, a razziare l’asino romagnolo dalle stalle. Finito il conflitto, negli anni Sessanta è il momento del boom economico che ha fatto si di introdurre nell’agricoltura la modernità. Lasciato solo a se stesso, negli anni Settanta l’asino romagnolo viene ufficialmente dichiarato estinto dallo Stato italiano.
In realtà, quando lo Stato li dichiara estinti, alcuni di loro sono ancora vivi che tentano di sopravvivere solo con le proprie forze. Tra il 2000 e il 2001 si decide di censirne di nuovo la specie e tutto inizia a cambiare. Erano 61 femmine e 15 maschi, arrivando ad oggi che superano i 1.000 esemplari. La Fao ha deciso così di eliminare la specie tra quelle a rischio d’estinzione, dichiarandola per il momento “vulnerabile”.
Ad oggi viene visto il suo potenziale essendo il suo latte facilmente digeribile e molto magro, consigliato per persone anziane e bambini, essendo benefico anche per malattie cardiocircolatorie e aiuta nella prevenzione dell’osteoporosi. Inoltre l’asino romagnolo è utilizzato per la pet therapy, inducendo nelle persone sensazioni positive, aiutando anziani e disabili.
Al Corriere di Bologna, il presidente dell’associazione allevatori asini di razza romagnola, Alberto Minardi dichiara: “È importante per la difesa della biodiversità, il nostro asino è diverso da quello del resto d’Italia. È sempre stato celebrato come l’asino trottatore per eccellenza” aggiungendo che “percorre tratti lunghi di strada, anche 30 chilometri, a 15 chilometri l’ora. Oggi fa sorridere ma un tempo era una velocità abbastanza sostenuta“.
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