Dopo essere atterrato con successo sulla superficie lunare ad agosto, il rover dell’india Pragyan sta per entrare in modalità ibernazione.
La prima esplorazione del suolo lunare avvenne nell’ormai lontano 1959, quando una sonda lanciata dall’allora Unione Sovietica, denominata Luna 2, riuscì ad atterrare sul nostro satellite. Si trattava della missione Programma Luna e già con la sonda Luna 1 la Russia aveva provato ad approdare sul suolo mancando l’obiettivo. Il secondo tentativo andò a buon fine e fu allora che il primo macchinario umano riuscì a “mettere piede” su suolo extraterrestre. E invece il primo vero piede umano quale fu? Come è noto, la prima impronta d’uomo lasciata sulla Luna fu quella dell’astronauta Neil Armstrong, che nell’ambito della missione Apollo 11, il 20 luglio 1969 compì “un piccolo passo per l’uomo e un grande passo per l’umanità“.
Il rover dell’India atterra sulla Luna, ma c’è un problema
Da quel momento in poi i Paesi che hanno compiuto missioni lunari con successo si contano sulle dita di una mano: si tratta appunto di Stati Uniti, Russia, poi Cina e oggi anche India. Lo scorso agosto, infatti, l’India ha concluso con successo la missione Chandrayaan-3, facendo approdare il lander Vikram e il rover Pragyan sul satellite. I macchinari hanno subito avviato importanti rilevazioni sul suolo, inviando dati relativi agli impatti lunari e all’atmosfera lunare alla sede centrale dell’Organizzazione Indiana per la Ricerca Spaziale (ISRO).
Al polo sud lunare, inoltre, il robot ha rilevato per la prima volta presenza di zolfo, trasmettendo dati che dovranno essere studiati accuratamente dagli scienziati, in collaborazione col Giappone, anch’esso interessato a una missione per esplorare il polo sud lunare. Eppure, tra tanti successi è sorto un problema: il sopraggiungere della notte lunare.
La notte lunare mette a rischio Pragyan
In questa condizione le temperature scenderanno fino a -120°, inoltre l’assenza di luce solare metterà in seria difficoltà il rover, alimentato appunto a energia solare. L’intenzione del centro di controllo indiano è dunque quella di ibernare Pragyan, nella speranza di poterlo risvegliare una volta che la notte lunare si sarà conclusa, il 22 settembre.
A differenza delle sonde Nasa, che utilizzano generatori termoelettrici a radioisotopi multi-missione che assicurano longevità ed efficienza ai rilevatori anche in assenza di alimentazione solare, il rover indiano rischia di spegnersi per sempre. Bisognerà attendere la nuova alba lunare per sapere come andranno le cose!