I sacchetti o le buste della spesa si vestono di carta e insidiano il primato di quelli di plastica: vediamo in che modo possono rappresentare una valida alternativa
Il nostro Pianeta soffre a causa dei tanti, comportamenti sbagliati messi in atto da molti contro l’ambiente in tutte le sue forme. Una delle problematiche che attanaglia l’intero globo e ogni suo spazio,sia per mare che per terra, è lo smaltimento dei rifiuti, in particolare modo della plastica. Rilasciata negli oceani o sui suoli di tutto il mondo da quando è apparsa, la plastica rappresenta il rifiuto meno degradabile e più disperso del Pianeta.
I danni ambientali causati dalle microplastiche, che si sono insinuate ovunque, sono davvero incalcolabili e le specie a rischio estinzione salgono di numero ogni giorno. Per questo motivo si è cercato, negli anni, di ridurre l’uso della plastica “usa e getta” e di sostituirla con materiali alternativi efficienti ed ecologici. Dare un freno alla situazione, che si è generata dall’uso smodato di un materiale come la plastica, è l’unica strategia proponibile vincente e sostenibile. In questo senso sta andando la ricerca scientifica, che studia nuove tipologie di materiali da imballaggio, sostitutivi e biologici, che possano rispettare l’ambiente, senza far danno.
Trovare un valido sostituto della plastica e di tutti gli usi che se ne fanno è davvero arduo e complicato. Ma esiste già un materiale che da tempo ha dato una risposta positiva alla problematica. Parliamo della carta e dei sacchetti confezionati con lo scopo di rendersi alternativi a quelli di plastica. Il punto debole della carta è la sua breve durata di vita e la sua pressoché inesistente resistenza all’acqua. Anche i nuovi sacchetti biodegradabili di plastica non offrono particolari livelli di robustezza e spesso si rompono appena vengono riempiti dai prodotti acquistati.
Gli scienziati e i ricercatori americani della Università della Pennsylvania, hanno dunque pensato di superare i limiti della carta, attraverso trattamenti che possano renderla più resistente e di più lunga durata, in modo da essere riutilizzata, diminuendo in modo considerevole l’impatto ambientale. Torrefazione e soda caustica potrebbero essere le soluzioni più interessanti per aumentare la resistenza all’acqua di ben 2mila volte in più, rendendo la vita del sacchetto di carta molto più lunga, con una prospettiva di scomposizione e riutilizzo nel settore dei biocarburanti.
Il processo di torrefazione comporta una leggera pirolisi che va a ridurre la quantità di acqua e glucosio presenti nella carta, che viene poi trattata con la soda caustica per renderla riciclabile e riutilizzabile come materia prima per la produzione di biocarburanti. Sacchetti di carta più resistenti all’umidità, più duraturi e riutilizzabili a fine ciclo vita. Ottimi i risultati ottenuti in fase sperimentale che rendono questa tecnologia potenzialmente risolutiva e alternativa alla ormai sorpassata plastica e dire addio ai famigerati sacchetti.
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