Possiamo dire che i sacchetti di plastica nel Mediterraneo formano un’isola. E’ naturalmente una metafora che mette bene in evidenza la consistenza dell’accumulo di rifiuti in plastica nell’area del Mediterraneo che è compresa tra l’Italia, la Spagna e la Francia. È quanto emerge dal Rapporto “L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino”, portato avanti da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne su commissione di Legambiente. Dati preoccupanti che ci fanno riflettere sull’importanza dell’affrontare la questione dell’inquinamento del mare.
Recenti indagini in tema di inquinamento del mare hanno svelato che nel Mediterraneo sono presenti ingenti quantità di petrolio e di plastica. Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, fa notare:
L’Italia è un Paese doppiamente esposto al problema della plastica e la dispersione dei sacchetti in mare. Lo è sia perché è la prima Nazione per consumo di sacchetti di plastica “usa e getta”, visto che commercializza il 25% del totale degli shopper in tutta Europa, ma anche perché si affaccia sul mar Mediterraneo.
Legambiente spiega che in totale ammontano ad oltre 500 tonnellate i rifiuti in plastica presenti nel Mediterraneo. La maggior parte di essi è costituita da sacchetti di plastica, i quali possono essere considerati il quarto rifiuto più abbondante dopo le sigarette, i mozziconi e le bottiglie. L’inquinamento del mare incide sul Mediterraneo, che non sta affatto bene.
I danni maggiori sono soprattutto per i mammiferi marini e per le tartarughe, che scambiano i sacchetti di plastica per delle meduse. Inoltre molti animali marini, attratti dai colori vivaci dei sacchetti, finiscono anche con l’ingerirli e con il soffocare.
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