L’idea di sfruttare la vastità del deserto del Sahara per installare una considerevole quantità di pannelli solari è suggestiva ma impraticabile: vi spieghiamo il motivo
La transizione energetica, da cui dipende la decarbonizzazione del Pianeta e il passaggio graduale dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili, ha impresso una svolta nella produzione di energia pulita attraverso lo sviluppo di tecnologie basate sul Sole, il vento e l’acqua. Solare, eolico e idroelettrico riescono a fornire energia pulita riducendo drasticamente le emissioni di CO2 nell’atmosfera ed abbassando notevolmente i costi energetici. Le impennate dei prezzi delle materie prime hanno costretto molti paesi ad accelerare l’implementazione delle tecnologie sostenibili incrementando lo sfruttamento delle energie rinnovabili.
Gli edifici privati e pubblici si stanno via via dotando di impianti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e l’autoconsumo si è consolidato permettendo a molte famiglie, imprese ed enti di autogestire il proprio fabbisogno energetico. Si stanno poi avviando molti progetti che prevedono l’installazione di grandi parchi eolici o fotovoltaici su intere aree, che possano produrre energia sostenibile su larga scala, rifornendo intere città, comunità e complessi immobiliari. Da qui la necessità di identificare terreni o zone adatti all’installazione di più dispositivi rinnovabili, aumentando l’offerta per arrivare a coprire sempre più utenti in tutto il mondo.
Nel dibattito scientifico mondiale si è inserita prepotentemente l’idea di dotare l’intera area sahariana di pannelli solari allo scopo di produrre un’enorme quantità di energia green, da distribuire in ogni angolo della Terra. Il potenziale dell’area desertica è fuori dubbio grazie all’esposizione solare costante e superiore di tre volte la media europea, e all’estensione dello spazio occupabile. Se si ricoprisse di pannelli solari l’intero Sahara si è calcolato che si potrebbero produrre 2,5 milioni di terawattora di elettricità che sarebbero in grado di fornire energia all’intero Pianeta, più un’altra novantina circa. E allora perché non farlo?
Le problematiche che si ingenererebbero con la copertura con pannelli solari dell’intero deserto del Sahara sarebbero drammatiche e porterebbero a disastri ambientali fuori controllo. Infatti anche le aree desertiche hanno un preciso ruolo nell’equilibrio del sistema Terra e la loro scomparsa attiverebbe conseguenze degenerative su altre zone, alterando di fatto il clima a livello globale. La modifica comporterebbe l’interruzione del ciclo climatico sahariano con un raffreddamento dell’area e il conseguente aumento delle precipitazioni sino alla formazione di masse d’aria ciclonica sugli oceani. Ma l’effetto più devastante sarebbe quello che si avrebbe sull’intera area amazzonica.
Quale nesso esiste tra il Sahara e l’Amazzonia, direte voi. Il collegamento tra le due importanti aree del Pianeta è stato dimostrato grazie al satellite Calipso che ne ha certificato la connessione. L’attuale condizione climatica torrida del deserto consente alla foresta amazzonica di beneficiare di abbondanti piogge che verrebbero a mancare se intervenisse una modifica così drastica nell’ambiente sahariano, inoltre le polveri della sabbia africana vengono trasportate ogni anno verso la regione amazzonica, fornendo la quantità di fosforo necessaria per il nutrimento delle piante, senza la quale andrebbero in sofferenza.
Senza contare l’interruzione del cosiddetto effetto albedo, che i deserti come i ghiacciai producono. Tale effetto è dato dalla funzione di riflessione dell’irradiazione solare verso l’atmosfera, che impedisce di fatto il surriscaldamento del globo. Le superfici terrestri chiare, come la sabbia dei deserti e la neve dei ghiacciai, ricoprono questo fondamentale ruolo, essenziale per la sopravvivenza dell’intero pianeta Terra.
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