Ad aprile scorso, nel cioccolato della Kinder, sono state trovate tracce di salmonella che hanno fatto ammalare 450 persone nel mondo.
Ad aprile scorso, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata una notizia che aveva (davvero dell’incredibile): la Kinder ha dovuto ritirare dal mercato alcuni lotti dei loro prodotti perché contagiosi. La cioccolata Ferrero, infatti, riportava tracce di salmonella. Il Ministero della Salute italiano, l’8 aprile, ha provveduto a richiamare il prodotto Kinder Sorpresa T6 “Pulcini”.
E già nel richiamo si sono evidenziate le prime difficoltà. Come si legge, infatti, i lotti interessati erano “tutti i lotti fino L098L” e il termine minimo di conservazione “tutte le date fino a 21/08/2022“. Un lavoro davvero difficile, svolto in tutto il mondo. Non si può dimenticare, infatti, che il gruppo Ferrero sia una multinazionale e, come tale, ha distributori in tutto il mondo. Richiamare tutta una produzione non è sicuramente una passeggiata.
Gli alimenti contaminati, prodotti nello stabilimento Ferrero di Arlon, in Belgio, in Rue Pietro Ferrero, 5. Una situazione che è impossibile non definire gravissima e che, soprattutto ha causato moltissime infezioni e problemi, in tutto il globo. Secondo di dati ufficiali, aggiornati al 15 luglio, nel Regno Unito e in Unione Europea il focolaio monofasico di Salmonella Typhimurium, legato a questi prodotti a base di cioccolato, ha causato 401 casi, di cui 2 probabili. Non si possono poi tralasciare i 4 casi del Canada, i 49 della Svizzera e solo 1 negli Stati Uniti.
Il Centro Europeo per la Prevenzione (ECDC) ha recentemente ricordato che che la maggior parte di questi erano bambini di età inferiore ai 10 anni. Alcuni di questi, poi, hanno, avuto sintomi gravi come diarrea sanguinolenta. Di norma, ricorda l’ECDC, per identificare la salmonelle, sono utilizzate tecniche di tipizzazione molecolare avanzate. Ma questo test non viene eseguito in tutti i Paesi e, di conseguenza, non tutti i casi potrebbero essere stati rilevati.
Le indagini epidemiologiche e microbiologiche hanno poi individuati come possibili veicoli di infezioni specifici prodotti di cioccolato all’interno della fabbrica di Arlon. La fabbrica belga, chiusa l’8 aprile, ha recentemente riaperto i battenti grazie a un’autorizzazione condizionale. L’ECDC ha sottolineato; “Sono necessarie ulteriori indagini per identificare la causa principale della contaminazione e per garantire che i prodotti contaminati non vengano immessi sul mercato“.
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