Sarà più facile cercare l'oro nero nel mare d'Italia? Per ora sembra di no

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Non si è ancora scongiurato il disastro ambientale dell’Isola del Giglio che già se ne preannunciava un altro: quello delle trivellazioni a 5 miglia dalle aree protette. Questa nuova regola avrebbe messo seriamente a rischio il mare d’Italia e l’intero ecosistema marino rendendo più semplice l’estrazione dell’oro nero e del gas. Per fortuna, però, è stata scongiurata tale norma nell’ultimo decreto liberalizzazioni.

Qual è il pericolo che abbiamo corso? Ci spiega tutto il dettaglio Legambiente. I tre articoli che fino a ieri circolavano nella bozza del decreto per le liberalizzazioni, infatti, prevedevano un aumento degli investimenti rivolti alle infrastrutture dedicate all’estrazione, e soprattutto l’abbassamento dei limiti di trivellazione in mare oltre alla possibilità di ricercare nuovi siti dove estrarre. L’associazione per l’ambiente aveva da subito lanciato l’allarme per un decreto che poteva sì liberalizzare il mercato, ma ad un prezzo altissimo in termini di impatto ambientale e di rischio ecologico.
La ricerca di idrocarburanti in mare sembrava, infatti, un deciso passo indietro rispetto quanto approvato dal precedente Ministro per l’Ambiente in seguito alla marea nera del Golfo del Messico. Era già prevista per il 21 gennaio a Monopoli la manifestazione “no trivella day”, organizzata da Legambiente e Wwf in tutela dell’ambiente. Per fortuna, ora non è più necessario, e possiamo ancora beneficiare delle norme che impediscono le trivellazioni a meno di 5 miglia dalla costa, limite che arrivava a 12 in caso di aree marine speciali, dove è necessario un’attenzione in più per flora e fauna che popolano l’ecosistema.
photo: vphill

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