Il viso e il ricordo della piccola Sarah Scazzi rimarrà impresso nelle nostre memorie per molto tempo. Se ne è parlato e -purtroppo- se ne continuerà a parlare a lungo di questo delitto che ha lasciato sgomenti tutti, non solo il paese di Avetrana ma l’Italia intera (e oltre). Non vogliamo soffermarci sui tratti atroci della vicenda perchè non ci compete, e anzi in tutto questo marcio vogliamo mostrarvi l’unico “raggio di sole” che si può trovare. Ovvero, il fatto che per volere della famiglia Scazzi, in nome della dolce Sarah verrà realizzato un rifugio per animali randagi.
La dolce Sarah amava molto gli animali, in particolar modo i cani. Tutti gli amici e molti concittadini del paese tarantino dove la ragazza abitava lo sapevano. La esile ragazzina dai capelli dorati amava soprattutto un cane randagio, un meticcio femmina che assomiglia un pò a un pastore tedesco. Ci si era affezionata, lei, adesso che è scomparsa a prendersene cura ci penserà un volontario dell’Enpa di Otranto. Il primo piccolo passo verso il progetto ambizioso al quale, in nome di Sarah, i familiari ambiscono.
Tra i mille sogni di una quindicenne italiana come tante c’era infatti quello di aprire un centro di accoglienza per animali abbandonati, proprio nella sua Avetrana. Ci penserà prima di tutti il fratello Claudio a portare avanti il desiderio della amata sorellina.
Con l’aiuto del Comune, di altri enti pubbici e privati e con il contributo dell’Italia intera (il primo è stato fatto dalla giornalista Barbara Palombelli) il progetto può diventare realtà.