L’Unione Europea aveva stabilito delle norme direttive rivolte in maniera specifica ai comuni con più di 15.0000 abitanti. Ma sembra che in molti casi non ci sia adeguati a predisporre il necessario per non arrecare danni all’ambiente. Il limite di tempo fissato dalle disposizioni europee corrisponde al 31 dicembre 2000, una data superata da molto tempo.
Non si trattava solo di dotare le città di adeguate reti fognarie, ma anche di sottoporre le acque reflue urbane ad un apposito trattamento biologico, prima del loro scarico. Procedure ce non sempre sono state adottate e la salvaguardia ambientale è stata messa in pericolo.
Già nel 2009 la Commissione Europea aveva deciso di portare avanti una procedure di infrazione contro il nostro Paese. Si era infatti constatato che otto regioni non si erano ancora adeguate alle disposizioni di legge: Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Abruzzo, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Liguria.
Il problema comporta un vero e proprio pericolo per la conservazione ambientale, ma nel nostro Paese sembra che qualcosa anche in questo caso non abbia funzionato alla perfezione e per questo ci ritroviamo di fronte a dei casi che minacciano la sostenibilità ambientale.
È giusto che l’Italia si adegui, ma non solo per essere regolare nel rispetto delle norme europee, ma soprattutto perché in questo modo può dimostrare di essere pronta a farsi carico di un atto di responsabilità nei confronti del pieno rispetto della protezione dell’ambiente.
Non possiamo far finta di niente, perché l’indifferenza porta sempre ad una superficialità ce non fa bene a nessuno, nemmeno a noi stessi, che ci dobbiamo misurare quotidianamente con il problema.
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