La tragedia poteva essere annunciata. Sono state lunghe le indagini post incidente per attribuire le responsabilità. Numerosi modelli hanno impostato la dinamica del disastro
Quando si tratta di incidenti aerei non si può non provare un’angoscia molto forte, e soprattutto un senso di immedesimazione con i passeggeri a bordo che ad un certo punto hanno capito che per loro non c’era più nulla da fare, ma che si sono trovati ad assistere impotenti alla loro fine. Questo è un processo psicologico istintivo. Non si deve dimenticare che tutto ciò che è accaduto su un volo senza sopravvissuti rimane parzialmente avvolto nel mistero. Nonostante le indagini postume e l’accuratezza delle ricostruzioni. Specialmente nella metà del Novecento, dove le famose scatole nere, che registrano tutte le manovre e gli accadimenti sull’aereo, ancora non esistevano.
Un incidente aereo che forse non ha avuto grande risalto mediatico, se non per il fatto di aver concluso il suo volo in picchiata nel mare italiano, è quello del BOAC 781, compagnia aerea britannica che è stata operativa fino al 1974. Il volo non ha mai raggiunto la destinazione di Londra Heathrow. Si è schiantato nell’ultimo tratto della destinazione, nelle acque vicino alla costa dell’isola d’Elba. Proveniva da Singapore ed era quasi arrivato.
Lo schianto in mare è stato avvistato da alcuni testimoni, che oltre ad una nube di fumo, hanno visto numerosi detriti cadere in acqua, ed hanno avvertito le autorità. Delle 35 persone a bordo, di cui almeno 10 erano bambini, non è rimasto alcun superstite. Il volo era stato inizialmente considerato in ritardo. Il volo è partito il 10 gennaio 1954 alle 9:31 da Roma, ultimo scalo prima della destinazione finale. Alle 10:50 le comunicazioni con la torre di controllo si sono interrotte bruscamente. Alle 13:30 il volo è stato rimosso dal tabellone degli arrivi.
I corpi sono stati recuperati a partire dal giorno successivo. Non tutti sono stati trovati nelle acque. Oltre ad esaminare l’aereo, o almeno ciò che ne rimaneva, i periti hanno puntato molto sull’esame autoptico per stabilire la dinamica dell’incidente. I corpi presentavano chiari segni della rottura dei polmoni, quasi certamente la causa del decesso. Mentre invece le fratture ossee non erano compatibili con la possibilità di un’esplosione. Da questo e da simulazioni artificiali è stato ricostruito l’incidente. Molto probabilmente i vetri della cabina hanno ceduto allo stress pressorico, che ha causato una repentina depressurizzazione dell’aria, con conseguente crollo in picchiata. Era il 1954. L’errore umano è stato escluso.
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