Avete mai sentito parlare di uccelli luminosi? La palma di Guinnes a tal proposito, secondo la Scienza va ad una specie di animale in particolare.
Nell’esaminare la natura degli animali, gli studiosi hanno scoperto l’esistenza di ben 20.470 specie di volatili e uccelli che popolano il nostro ecosistema.
La maggior parte di essi sono inclini alle migrazioni, se pensiamo ad esempio alle rondini o ai gabbiani giusto per citarne qualcuno. Tuttavia nel complesso esistono specie pennute che si sono evolute con il tempo per farsi notare e interagire ad occhio nudo nell’ambiente circostante.
Altre invece tendono a nascondersi e per esaminare la loro natura è necessario analizzarne direttamente da vicino, andando alla ricerca di determinati contesti ambientali in cui interagiscono.
La scoperta più sconvolgente venuta alla luce non molto tempo fa vede alcune specie di uccelli protagoniste, composte da un corpo ricoperto di penne, la cui funzione è quella di interagire con i propri simili sfruttando gli effetti luminosi grazie ad alcune macchie che rivestono il loro corpo
L’evoluzione della Scienza fa miracoli: ecco qual è l’animale più luminoso rimasto nascosto finora
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Nello studio della Scienza e più nello specifico della natura animale non era mai stata individuata una determinata specie rimasta finora nascosta all’occhio nudo del visitatore.
Ci troviamo nel contesto dei volatili e nel particolare degli uccelli pennuti. Questi ultimi tendenzialmente nella loro etica comportamentale tendono ad interagire tra loro attraverso suoni, stridii e sostanze chimiche più o meno comuni a tutte le specie.
Oggi la scoperta ha allargato gli orizzonti della conoscenza e ad oggi vede protagoniste le cosiddette beccacce eurasiatiche. Questa specie di uccello è un volatile notturno il cui corpo è rivestito di piume marroni, intervallate da chiazze bianche e macchie del medesimo colore all’estremità della coda, la cui funzione strabiliante è quella di emettere un fascio di luce per fini comunicativi.
Le piume della beccaccia possono riflettere fino al 55% di luce, quasi il doppio rispetto ad altre similari specie. Ciò accade in quanto il rivestimento corporeo bianco consta di una quantità industriale di fibre capaci di diffondere la luce e farsi notare dai propri simili per scopi ben precisi.
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Finora la beccaccia è rimasta ai margini degli studi ma ad oggi la loro scoperta rappresenta una rarità assoluta nel vasto panorama delle specie di volatili presenti sul pianeta, che spinge gli esperti ad analizzare altre curiosità o eticità finora rimaste all’oscuro.