Gli scienziati sono tutti d’accordo: il livello del mare si innalzerà molto prima rispetto alle previsioni. Lo studio
Gli scienziati – più volte – sono definiti, in senso generale delle Cassandre. La colpa di questa nome nasce da un concetto noto come “effetto Cassandra” che si riferisce alla tendenza delle persone a ignorare o sottovalutare le previsioni negative, anche se sono basate su evidenze scientifiche solide. Il termine deriva dal personaggio mitologico Cassandra, che era in grado di prevedere il futuro ma era condannata a non essere creduta da nessuno.
In questo senso, gli scienziati possono essere considerati “Cassandra” quando le loro avvertenze sul futuro non vengono prese sul serio. E questo è uno di quei casi. Colpa – per così dire – che la previsione potrebbe realizzarsi molto prima rispetto al previsto. Ovvero che il livello di mare è destinato ad alzarsi prima del previsto.
Secondo un team di esperti internazionali, il punto di non ritorno climatico potrebbe essere più vicino del previsto. Lo scioglimento dei ghiacciai dei poli e la loro influenza sui processi oceanici potrebbero portare alla perdita irreversibile delle calotte glaciali dell’Antartide occidentale e della Groenlandia, accelerando l’innalzamento dei mari. Questo potrebbe avvenire se il riscaldamento globale non verrà mantenuto al di sotto di 1,8 °C rispetto ai livelli pre-industriali.
In uno studio pubblicato su Nature Communications, gli scienziati hanno stimato che il collasso potrebbe essere evitato solo raggiungendo la neutralità climatica (il “net zero”) entro il 2060. “Se non raggiungeremo questo obiettivo, le calotte glaciali si scioglieranno a un ritmo accelerato”, ha affermato il professor Axel Timmermann, coautore dello studio e direttore del Center for Climate Physics presso l’Institute for Basic Science (IBS) di Busan, in Corea del Sud. Se non si intraprenderanno azioni, il ritiro delle calotte glaciali potrebbe far salire il livello del mare di almeno 100 cm entro i prossimi 130 anni.
Tuttavia, gli scienziati sottolineano che le calotte glaciali rispondono al riscaldamento atmosferico e oceanico in modo ritardato e spesso imprevedibile. Inoltre, le nuove simulazioni suggeriscono che l’importanza dello scioglimento che avviene sotto la superficie dell’oceano potrebbe essere stata sopravvalutata. “Abbiamo osservato che anche i cambiamenti del ghiaccio marino e della circolazione atmosferica intorno all’Antartide svolgono un ruolo cruciale nel controllare la quantità di ghiaccio che si scioglie, con ripercussioni sulle proiezioni globali sul livello del mare”, hanno precisato i ricercatori.
Il livello globale del mare è aumentato di circa 20 centimetri nell’ultimo secolo e il tasso di innalzamento sta accelerando mettendo a rischio una persona su 10, come affermato dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Questo fenomeno sta già causando problemi nelle zone costiere e nei piccoli stati insulari.
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Limitare il riscaldamento globale di 2°C non sarà sufficiente per rallentare l’innalzamento dei mari, solo mantenendo le temperature al di sotto di 1,5°C si potrà evitare un rapido acceleramento. In scenari di debole riduzione delle emissioni, la perdita delle calotte glaciali dell’Antartide occidentale e della Groenlandia contribuiranno ciascuna di circa 60-70 cm all’aumento medio del livello dei mari nei prossimi 130 anni, con conseguenze gravi per le città del mondo, come Il Cairo, Mumbai, Shanghai, Londra, Los Angeles, New York e Buenos Aires.
Gli studiosi sottolineano la necessità di sviluppare modelli più complessi per comprendere le interazioni tra calotte glaciali, iceberg, oceani e atmosfera, nonché di includere la simulazione dei processi su piccola scala nella previsione del livello del mare.
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