Una ricerca internazionale coordinata dall’Università di Trieste ha portato alla scoperta di un nuovo crostaceo in Antartide. Si aprono nuove possibilità sulla comprensione della vita nella regione più estrema al mondo.
Una ricerca internazionale coordinata dall’Università di Trieste ha scoperto una nuova specie di gamberetto antartico. Si tratta di un crostaceo appartenente all’ordine degli anfipodi, il cui ritrovamento apre nuove possibilità all’approfondimento della vita e della biodiversità marina in quella che è al regione più estrema del mondo.
Una conoscenza di quelle che sono le comunità marine antartiche e delle specie che la compongono che si fa sempre più di fondamentale importanza al fine di monitorare, attraverso le evoluzioni che le vedono coinvolte, quelli che soni i cambiamenti globali dovuti alla mano dell’uomo.
Il gamberetto antartico in questione è la Orchomenella rinamontiae il cui ritrovamento è avvenuto nei pressi della stazione Antartica italiana Mario Zuccarelli. Qui il team di ricercatori guidati da Piero Giulianini, professore e zoologo del diapartimento di scienze della vita dell’Università triestina, ha fatto la scoperta. “Lo scopo della ricerca era quello di verificare le risposte di una specie di gamberetto antartico al riscaldamento dei mari -ha spiegato Giulianini-. Tuttavia dalle analisi morfologiche e genetiche è emerso che alcuni dei campioni appartenevano ad una specie mai descritta prima“.
Per l’analisi morfologica i ricercatori si sono avvalsi di una tecnica innovativa, la microtomografia a raggi X, che permette di ottenere immagini tridimensionali ad alta risoluzione, con la possibilità così di analizzare digitalmente il campione senza introdurre artefatti e distorsioni dovuti alla manipolazione.
Grazie a questa tecnica, quindi, si è potuti arrivare alla conclusione che i ricercatori avevano tra le mani una nuova specie. Nello specifico, si parla di un gamberetto appartenente ad un gruppo dominante ed endemico della regione antartica, si tratta di “gamberetti spazzini che svolgono un ruolo chiave nelle comunità marine, consumando e disperdendo cibo di tutte le dimensioni“.
Due i punti fondamentali di questa ricerca; primo si arricchisce il catalogo delle specie marine antartiche con relativa conoscenza che di conseguenza ha dimostrato anche come l’utilizzo delle nuove tecnologie e la combinazione di analisi fisiche e genetiche sia ormai diventato indispensabile per la classificazione delle specie.
Ma cosa ancora più importante, il monitoraggio di questa specie -la loro presenza in termini quantitativi oltre che l’evoluzione e diversificazione- permetterà di capire quella che è l’influenza dell’uomo su questi delicati ecosistemi. Oltre capire anche come questa specie risponde al riscaldamento degli oceani.
Piccola curiosità; il nome scelto per la specie è un omaggio alla zoologa Rina Monti, che nel 1907 è stata la prima donna ad ottenere una cattedra all’Università di Sassari e pioniera della zoologia in ambito accademico.
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