Scorie nucleari: la Francia le manda in Siberia

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Oltralpe esiste una nazione avanzata e civile, soprattutto per quel che riguarda le garanzie ed i diritti civili offerti ai cittadini. Ed è avanzata anche dal punto di vista energetico. Purtroppo per la Francia ed i suoi 58 reattori nucleari persiste, come per qualunque paese del mondo, il problema dello smaltimento delle scorie radioattive.

Un problema così grave che ha costretto la Francia ad “esportare” all’estero le proprie scorie. La tecnologia atomica, per quanto avanzata, si basa ancora sulla fissione dell’atomo, processo termonucleare che produce una quantità enorme di rifiuti radioattivi che vengono smaltiti dalla natura solo in un lunghissimo lasso di tempo dell’ordine anche di decine di migliaia di anni. Solo la fusione nucleare, che è lo stesso processo che avviene sul Sole, potrebbe produrre energia nucleare pulita. Ma in Italia, nonostante l’esempio che altri paesi ci danno per quel che riguarda le problematiche relative allo smaltimento delle scorie, si vuole a tutti i costi tornare al nucleare.
 
Tornando alla Francia, l’Internazionale riporta un’inchiesta realizzata da Arté insieme a Libération che fa luce su un fatto poco conosciuto: dai primi anni ’90 la Francia stocca oltre il 10% dei propri rifiuti nucleari in un villaggio della Siberia completamente chiuso a qualsivoglia contatto con la stampa. Ed il plutonio radioattivo francese qui resta a cielo aperto. Con tanti saluti alla sicurezza del territorio che “accoglie” scorie nucleari che provengono da migliaia di chilometri di distanza ad ovest. Non è vero che l’energia atomica è verde. A fronte della pur lodevole riduzione delle emissioni di anidride carbonica, l’energia nucleare produce scorie pericolosissime per l’ambiente e l’uomo. Alla luce anche di questi esempi stranieri, l’Italia ha davvero desiderio di vedere centrali atomiche sul proprio territorio?

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