È interessante l’indagine realizzata dalla Camera nazionale della moda Italiana in collaborazione con il consolato britannico di Milano: riguarda la capacità e la possibilità di coniugare la sostenibilità ambientale e basso impatto ambientale nel settore del fashion e offre interessanti spunti di discussione. La prima indagine sulla responsabilità ambientale e sociale del settore sottolinea la necessità di una maggiore consapevolezza non solo delle più grandi maison, ma anche di stilisti affermati e non. Un ruolo cruciale lo svolgono comunque i consumatori e il loro atteggiamento verso un consumo critico più attento e mirato.
Anche la moda, infatti, ha un notevole impatto ambientale sul Pianeta Terra, dall’anidride carbonica utilizzata e le altre emissioni generate dalle produzioni industriali fino all’inquinamento atmosferico generato dalle attività logistiche. L’esempio inglese ci dice che un nuovo modello produttivo è ben più che possibile: con la politica a impatto zero portata avanti da Cameron, infatti, in Gran Bretagna si sta registrando una forte crescita delle aziende che producono beni eco-sostenibili e offrono servizi utili per uno sviluppo sostenibile funzionale e strutturale.
La moda produce l’1,7% del Pil inglese, pari a un giro d’affari che si aggira sui 17,4 milioni di euro con 1,3 milioni di persone che lavorano nell’ambito: un settore importante per l’economia inglese (e non solo per la loro) e che quindi non può permettersi di restare indietro dal punto di vista dell’ecosostenibilità e dello sviluppo di politiche a sostegno della tutela ambientale. Per questo, infatti, vieni sottolineato come sia prioritario -in un mercato globale e collettivo come quello attuale- il fatto di cercare sinergie tra i principali paesi sviluppati, per rendere più green tutte le fasi che compongono la filiera produttiva della moda, alla tintura alla tessitura passando per la ricamatura, la scelta dei materiali utilizzati, fino all’annosa questione della logistica, per migliorare anche la mobilità sostenibile delle merci.
E noi, che ruolo abbiamo in tutto questo? Indiscutibilmente possiamo, se vogliamo, avere un ruolo di primissimo piano. L’Italia, infatti, è un paese che da sempre impartisce a tutti lezioni sul fare moda: a maggiore ragione, con questo vantaggio competitivo già acquisito, può farlo ora, con un interesse in più per il rispetto dell’ambiente. La svolta verde potrebbe aiutare anche la nostra economia e rendere, contemporaneamente, i consumatori più attenti e sensibili sul tema.
photo: Culture_Push
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